Cause e trattamenti per il reflusso gastroesofageo

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Dr. Luigi Coppola
Dr. Prof. Luigi Coppola

Medico Nutrizionista, Esperto di Medicine Complementari, Docente Universitario di Nutrizione Clinica e Dietetica Applicata.

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Il reflusso gastroesofageo[1] (MRGE) si verifica alla risalita involontaria e frequente del contenuto acido dallo stomaco all’esofago, a causa del cattivo funzionamento del cardias, lo sfintere esofageo inferiore. Questa valvola posta tra stomaco e l’esofago consente il passaggio verso il basso del cibo, impedendone il ritorno verso l’alto, come anche avviene per i succhi gastrici, necessari per la digestione dei cibi, ma temibili per la mucosa esofagea (più delicata e meno protetta di quella gastrica), che può subirne danno conseguente (esofagite).

Cause del reflusso gastroesofageo

reflusso gastroesofageo

L’origine del reflusso è multifattoriale, può essere determinato, per esempio, dalla presenza di ernia iatale (dovuta ad uno scivolamento di una parte dello stomaco nel torace attraverso il diaframma)[2] che altera il normale funzionamento dello sfintere. In altri casi, invece, all’origine del disturbo troviamo il cattivo stile di vita, come ad esempio la condizione di sovrappeso e obesità, che determina un aumento della pressione sullo stomaco, con conseguente indebolimento dei muscoli all'estremità inferiore dell’esofago. Ma anche una scorretta alimentazione, come avviene nel caso di una dieta ricca di grassi, che rallenta i tempi di lavoro dello stomaco e aumenta la produzione di secrezione acida gastrica, con conseguente risalita nell'esofago. Ancora il consumo eccessivo di alcol e caffè o il fumo, che possono produrre la parziale incontinenza dei muscoli dell'estremità inferiore dell’esofago.

Inoltre, il reflusso si può verificare in seguito a condizioni di stress o di cambiamenti ormonali, come nel caso della gravidanza o in seguito all’assunzione di farmaci come gli antinfiammatori (FANS) o i calcioantagonisti utilizzati per curare l’ipertensione, solo per citarne alcuni.

Anche il consumo di alcuni cibi possono aggravarlo, come, ad esempio, il brodo di carne, i fritti in genere, alcune spezie.

Secondo poi i principi della Medicina Energetica, il reflusso gastroesofageo può essere sostenuto dall’incremento dell’energia Yang del corpo (per eccesso di cibi riscaldanti o intense emozioni) che, come il calore, sale verso l’alto e riscalda o addirittura brucia gli organi che incontra, come appunto stomaco, esofago, gola.

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Sintomi

Questa sintomatologia può essere legata anche alla posizione del corpo, quindi, per chi soffre di reflusso gastroesofageo è sconsigliato sdraiarsi subito dopo i pasti. In presenza di uno o più disturbi è necessario consultare il medico curante, per evitarne l’aggravarsi e pianificare strategie diagnostiche e terapeutiche idonee.

Diagnosi del reflusso gastroesofageo

La diagnosi è prevalentemente clinica, la presenza dei sintomi fornisce indizi sufficienti a definirla.

Tuttavia, se dopo un periodo di approccio terapeutico con medicinali opportuni la sintomatologia persiste, il medico può decidere di approfondire l’indagine clinica prescrivendo esami strumentali specifici, come l’endoscopia (esofago-gastroscopia), che consiste nell’introduzione di una sonda flessibile nella bocca, esofago fino ad arrivare nello stomaco per verificare l’eventuale presenza di anomalie che possano determinare il reflusso. Durante l’esame è possibile prelevare piccoli campioni di tessuto per un’analisi istologica approfondita.

Oppure attraverso l’esame radiologico con pasto baritato (liquido bevibile) del tubo digerente per valutare l’anatomia e funzionalità di esofago, stomaco e primo tratto dell'intestino tenue. Un altro strumento di indagine utilizzato nella diagnosi è la pHmetria, che misura il grado di acidità presente nei vari tratti del tubo digerente. In questo caso una sottile sonda viene fatta passare per il naso per raggiungere l’esofago dove rimane per 24 ore. L’obiettivo è quello di registrare la frequenza e il numero degli episodi di reflusso in quell’intervallo di tempo. Una tecnica ripresa e ampliata dalla pH-impedenzometria, che servendosi di numerosi sensori fornisce molte informazioni aggiuntive registrando il passaggio del materiale dallo stomaco all’esofago e viceversa.

Meno invasiva e spesso dirimente è la manometria esofagea, che consente di valutare il tono muscolare dello sfintere e rilevare un eventuale cattivo funzionamento.[3]

Cosa fare in caso di reflusso

Per attenuare i sintomi del reflusso gastroesofageo, così come per tutte le altre condizioni patologiche, è anzitutto fondamentale un cambiamento dell’alimentazione e del proprio stile di vita. Una sana abitudine iniziale consiste nel fare pasti leggeri e frequenti, ben proporzionati rispetto ai nutrienti basali (proteine, grassi e carboidrati) ed evitare abbondanza ed eccessiva elaborazione, scegliere metodi di cottura idonei (lenta e con liquidi, tipo umido, forno, vapore) e la sera attendere almeno due ore prima di coricarsi, magari concedendosi una breve e rilassante passeggiata postprandiale che favorisce la digestione.

In sintesi: non consumare alimenti grassi, cibi fritti, brodo di carne, spezie, cioccolato e caffè; smettere di fumare, assumere alcol in modo responsabile, tenere sotto controllo il peso corporeo e, per quanto possibile, evitare lo stress.

Amare la vita, financo gli ostacoli che ci insegna a superare con coraggio, elasticità, pazienza ed esperienza è il vero toccasana per questo disturbo, che dipende più dal nostro modo di affrontare il quotidiano che da reali deficit organici.

Farmaci per il reflusso gastroesofageo

Nel caso in cui nonostante l’attenzione all’alimentazione, allo stile di vita e all’equilibrio emozionale non si verifichi un miglioramento dei sintomi del reflusso è possibile agire con una terapia farmacologica.

I medicinali indicati in caso di sintomi lievi sono essenzialmente antiacidi, capaci di tamponarne l’eccesso nello stomaco. Utili gli alginati che hanno anche la funzione di formare una pellicola che ostacola il reflusso. Esistono anche protettori della mucosa, che rivestono la parete interna dello stomaco rinforzandone le capacità di difesa dagli acidi, come i gel all’acido ialuronico. Infine, il medico ha a disposizione gli antagonisti dei recettori H2 dell’istamina o i più potenti inibitori di pompa protonica, la cui funzione è quella di bloccare la produzione di acido cloridrico in modo parziale o completo. Questi farmaci, tuttavia, non sono scevri da controindicazioni ed effetti indesiderati anche temibili e, pertanto, devono essere usati per il minor tempo possibile (si consiglia massimo otto settimane) e sotto lo stretto controllo del curante di fiducia.

Terapia chirurgica

Nei rarissimi casi in cui il trattamento farmacologico non è sufficiente a contrastare i sintomi del reflusso è possibile ricorrere alla terapia chirurgica.

L’intervento chirurgico eseguito in laparoscopia ha lo scopo di restringere la valvola situata all'estremità inferiore dell’esofago in modo da impedire la risalita del materiale acido dallo stomaco.

Complicazioni del reflusso

È un disturbo da non sottovalutare che, se trascurato, può portare a diverse complicazioni. La più nota è sicuramente l’ulcera esofagea: la continua risalita di acido può danneggiarne la mucosa e produrre lesioni, spesso curate con i già citati inibitori di pompa protonica. Può insorgere vieppiù l’esofago di Barrett: i continui attacchi acidi possono causare dei cambiamenti nelle cellule dell’epitelio della parte inferiore dell’esofago, che vengono sostituite da cellule simili a quelle delle pareti dello stomaco, Il rischio è che queste cellule possono trasformarsi in elementi neoplastici, dunque è necessario tenerle sotto controllo periodicamente per monitorarne l’eventuale evoluzione. Infine, una conseguenza estremamente pericolosa del reflusso gastroesofageo è la comparsa della stenosi dell’esofago, cioè di un suo restringimento che rende difficile e dolorosa la deglutizione[4]. Le dimensioni originarie dell’esofago possono essere ripristinate con l’inserimento di un palloncino estensibile[5].

Reflusso gastroesofageo nei bambini

Il reflusso gastroesofageo è molto comune nei lattanti e per lo più interessa bambini nella fascia d’età cha va da 1 a 4 mesi e tende a risolversi spontaneamente nella maggior parte dei casi entro i 18 mesi.

I sintomi più evidenti del reflusso gastroesofageo nei lattanti sono il rigurgito eccessivo e il vomito. Anche in questo caso i sintomi principali sono dolore toraco-addominale e la pirosi (bruciore retrosternale).
In linea generale per i bambini si preferisce evitare la prescrizione di farmaci e insegnare ai genitori alcune linee comportamentali da seguire per limitare ed evitare se possibile la risalita acida dallo stomaco. Nel caso dei neonati, ad esempio, risulta efficace tenere il bambino in posizione eretta più a lungo possibile dopo il pasto (almeno 30 minuti) dando piccoli colpetti sul dorso, mentre nei più grandi valgono le raccomandazioni già suggerite per gli adulti.[6]

Dieta per il reflusso

Alcune linee di indirizzo sono state già prima indicate nelle misure generali utili. È ormai concetto universalmente accettato che, per prevenire e mantenere un buono stato di salute, è fondamentale osservare un corretto stile di vita, che prevede una alimentazione sana ed equilibrata e attività fisica regolare. Chi soffre di reflusso gastroesofageo deve fare molta attenzione alla dieta, in quanto alcuni alimenti possono favorire la comparsa o il peggioramento dei sintomi. Occorre evitare quei cibi che ritardano lo svuotamento dello stomaco e ne producono l’irritazione, aumentando le possibilità che si verifichi una risalita di succhi acidi, come nel caso di cibi fritti, grassi, formaggi stagionati, aceto, vino, pomodoro, agrumi e bibite gassate, che aumentanno la quantità di aria presente nello stomaco. È importante frazionare l’assunzione degli alimenti in almeno cinque mini-pasti giornalieri ed evitare le abbuffate serali.

Moderazione viene altresì suggerita per il cioccolato, che tende a ridurre il tono dello sfintere esofageo inferiore, gli agrumi, che aumentano l’acidità gastrica e le spezie, che stimolano la secrezione acida come il peperoncino, la noce moscata, il curry.

Inoltre, in accordo con i suggerimenti della Nutrizione Energetica, vanno evitati e/o ridotti i cibi più apportatori di Yang nel corpo, tipo cipolla, carne rossa, crostacei, pepe nero, cannella, ecc. ed invece favoriti quelli freddi-freschi come banana, loto, calamaro, melanzana, grano ecc.

Oltre alla scelta degli alimenti è importante utilizzare tecniche di cottura adeguate. Le migliori sono la bollitura in acqua, la lessatura sottovuoto, la cottura al vapore o in pentola a pressione.

Rimedi naturali per il reflusso gastrico

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Oltre a quanto già detto da evitare, la dieta dovrebbe invece comprendere i cibi che riequilibrano il pH essendo naturalmente alcalini: per esempio legumi (ceci, piselli, lenticchie), cereali integrali e pseudocereali (quinoa, grano saraceno, miglio, amaranto), frutta e verdura crude (fonti di microelementi bilancianti); i citrati possono essere d’aiuto, da ciò l’importante ruolo di mezzo limone spremuto nell’acqua che accompagna il pasto.

 

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