Fuoco di Sant’Antonio, cause e trattamenti
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Dr.ssa Nicoletta Frasca
Medico Chirurgo. Specialista in Dermatologia, Chirurgia Plastica e Idrologia Medica
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Cos’è il fuoco di Sant’Antonio
Conosciuto anche come fuoco di Sant’Antonio, l’Herpes Zoster è un’infezione di tipo virale causata dalla riattivazione del virus della varicella (varicella zoster) dal suo stato di latenza.
I sintomi con cui si manifesta l’Herpes Zoster cominciano con pizzicore e ipersensibilità, fino al dolore intenso, nella zona del corpo colpita, dove dopo qualche giorno compare un’eruzione cutanea molto evidente, costituita principalmente da vescicole che tendono a formare una crosta nel giro di una settimana e a sparire del tutto in una quindicina di giorni.
Oltre ai sintomi appena citati, in alcuni casi è possibile avere febbre, bruciore di stomaco, mal di testa e astenia.
L’Herpes Zoster può colpire una parte del viso o del corpo, più spesso schiena, spalla, fianco.
Si tratta di un’infezione che non è pericolosa per la salute, se non quando colpisce l’occhio e non viene trattata tempestivamente.
Esistono però categorie a rischio per questa affezione:
- soggetti immunocompromessi (con HIV o neoplasia)
- persone che hanno subito un trapianto di organo
- pazienti con patologie che indeboliscono il sistema immunitario
- individui con più di 60 anni di età e con un quadro clinico delicato.
L’Herpes Zoster è causato dal virus varicella
Il virus Varicella Zoster, appartenente alla famiglia degli Herpes virus, può causare un’infezione acuta che si sviluppa soprattutto nei bambini: la varicella.
Questo tipo di infezione è trasmissibile per via aerea, attraverso goccioline di saliva, con un colpo di tosse o uno starnuto, oppure con contatto diretto nel punto in cui c’è la lesione cutanea.
Dopo aver dato origine alla varicella, il virus rimane latente nel corpo, nel nervo cranico e all'interno dei gangli della radice dorsale, e può riattivarsi (nel 10% dei casi) molti anni dopo.
A provocare la riattivazione del virus possono essere più frequentemente situazioni di immunodeficienza e di età avanzata.
Un soggetto che ha avuto la varicella può sviluppare l’infezione dell’Herpes Zoster, mentre un soggetto che non ha avuto la varicella è improbabile che sviluppi l’Herpes Zoster, anche con il passare degli anni.
Il fuoco di sant’Antonio, a differenza del virus della Varicella, può essere trasmesso da persona a persona solo attraverso un contatto diretto con le lesioni cutanee, quindi è possibile contagiare soltanto quando c’è l’eruzione cutanea in corso, né prima che essa compaia, né dopo che le vescicole si sono trasformate in croste.[1]
La persona contagiata in questo caso sviluppa la varicella, non l’Herpes Zoster.
Difese immunitarie
Una volta contratta la varicella, il corpo sviluppa anticorpi specifici che lo difendono dal virus, pur senza riuscire a sconfiggerlo del tutto.
Il virus Varicella Zoster infatti, restando latente nell’organismo, è in grado di riattivare la propria carica virale quando le difese immunitarie si abbassano in maniera repentina.
Le cause di questo calo possono essere diverse:
- uso prolungato di farmaci immunosoppressori e corticosteroidi
- presenza di malattie immunosoppressive (AIDS, tumore, lupus eritematoso sistemico, sclerosi multipla, ecc.)
- alimentazione povera di micronutrienti importanti
- eccessiva esposizione ai raggi UV
- depressione, ansia e stress.
Cause psicosomatiche
Le cause dell’Herpes Zoster sono tuttora in gran parte sconosciute; nonostante ciò, sembra abbastanza sicuro che lo stress psicologico sia un fattore di rischio importante.
Eventi traumatici, periodi particolarmente stressanti e depressione vengono somatizzati e influiscono negativamente sulla salute, rallentando il funzionamento del sistema immunitario.
Un contesto di questo tipo è ideale per la riattivazione del virus latente Varicella Zoster.[2]
Diagnosi di infezione
La diagnosi di infezione da Herpes Zoster può essere fatta dal medico sia prima che dopo la comparsa dell’eruzione cutanea.
Nel primo caso è possibile grazie a una descrizione precisa della sintomatologia, spesso associata a dolore intenso in punti precisi del corpo o del viso, i quali contribuiscono ad individuare inequivocabilmente l’area di cute interessata.
Nel secondo caso, dopo che l’eruzione cutanea risulta evidente, il medico può osservare da vicino la forma e la distribuzione delle vescicole per comprendere che si tratta di Herpes Zoster.
Esami di laboratorio
Per avere un’ulteriore certezza della riattivazione del virus, è possibile procedere con esami di laboratorio specifici.
- La ricerca di anticorpi IgM viene eseguita mediante prelievo ematico; in caso di positività di tali valori, il virus risulta attivo ora, in acuto
- La ricerca di tre sottoclassi di anticorpi IgG, che permettono di determinare se è in corso una riattivazione virale anche di un’infezione di vecchia data
- L’esame colturale del Virus Varicella Zoster e l’esame con PCR (con reazione a catena della polimerasi) per cercare il DNA del virus, vengono eseguiti prelevando un campione di crosta direttamente dalle lesioni.
Il test dell’immunofluorescenza diretta (DFA) che si esegue prelevando un campione di pelle dalle lesioni per sottoporlo a un esame visivo al microscopio elettronico, che individua la presenza di cellule virali.[3]
Herpes Zoster oftalmico
L’Herpes Zoster oftalmico è la riattivazione del Virus Varicella Zoster che colpisce la prima branca del nervo trigemino, ovvero l’area che include naso e occhio.
La comparsa di eruzione cutanea sul naso e sulla fronte sotto forma di vescicole e nell’occhio con macchie rosse evidenti, accompagnata da dolore intenso, astenia e malessere generale, sono i sintomi più comuni dell’Herpes Zoster oftalmico.
È più raro che alcune persone invece abbiano fastidi che coinvolgono solo l’occhio.
Le persone colpite da Herpes Zoster oftalmico avvertono il dolore ancor prima dell’eruzione cutanea, proprio come avviene in quello che si sviluppa sul corpo.
Questo tipo di Herpes va trattato con molta attenzione per evitare di avere complicanze importanti all’occhio: dalle infezioni batteriche (come cheratite, congiuntivite) alle infiammazioni (come uveite, retinite, blefarite, episclerite, ecc.), dal coinvolgimento dei nervi (ptosi palpebrale) fino alla perdita della vista.
La diagnosi può essere effettuata con l’osservazione diretta oppure, nei casi in cui l’eruzione è lieve o assente (nei soggetti immunocompromessi), attraverso specifici esami di laboratorio:
- striscio di Tzanck
- colorazione di Wright
- esame citologico su vetrino
- coltura virale con immunofluorescenza
- tecniche di reazione a catena della polimerasi (PCR).
A seconda del caso, il medico prescrive solitamente farmaci analgesici topici, antivirali orali e corticosteroidi.[4]
Nevralgia post erpetica
La nevralgia post erpetica è la più comune complicanza dell’Herpes Zoster.
Si tratta di un dolore persistente o di ipersensibilità al tocco nel punto in cui c’è stata l’eruzione cutanea; esso può durare mesi, anni o decenni.
La nevralgia post erpetica colpisce le fibre nervose della pelle e si manifesta più frequentemente nelle persone anziane.
Esistono anche altri tipi di complicanze dell’Herpes Zoster:
- paralisi dei nervi cranici
- problemi all’udito e alla vista (inclusa la perdita)
- infiammazione cerebrale
- infezioni batteriche secondarie
- polmonite
- coinvolgimento motorio e viscerale.
Per evitare che il virus si manifesti e con esso sopraggiungano complicanze di questo tipo, è possibile sottoporsi a vaccinazione anti Virus Varicella Zoster.
È consigliabile parlarne col proprio medico di base, per ricevere tutte le informazioni necessarie in merito.[5]
Fuoco di Sant’Antonio in gravidanza
È molto raro che il Fuoco di Sant’Antonio possa manifestarsi in gravidanza, a meno che il soggetto interessato non sia una donna con una condizione immunitaria già compromessa.
In ogni caso se questo dovesse accadere non ci sarebbe da preoccuparsi per il bambino, poiché il virus non viene quasi mai trasmesso al feto. Ciò può accadere solo in una circostanza particolare e piuttosto rara, oltre che scongiurabile: ovvero se la mamma, avendo sviluppato l’herpes nell’area vicino al canale del parto (situazione rarissima), dovesse partorire in modo naturale.
Se ciò accadesse il neonato contrarrebbe la varicella, non l’Herpes Zoster, perché il suo organismo non riattiverebbe un virus con cui è già entrato in contatto in passato.
Si tratterebbe infatti di un primo incontro col virus Varicella Zoster.
Comunque, una terapia con farmaci antivirali, sempre concordata con uno specialista, aiuta ad alleviare i sintomi e a contrastare la comparsa di eventuali complicanze.[6]
Come lavarsi col fuoco di Sant’Antonio
Lavarsi quando si è affetti dal fuoco di Sant’Antonio richiede alcune attenzioni, perché bisogna evitare di irritare l’area in cui vi è l’eruzione cutanea e peggiorare i sintomi.
- Usare acqua tiepida e non calda
- Usare detergenti neutri, possibilmente biologici e specifici per le eruzioni cutanee
- Evitare di strofinare la parte
Bisogna insaponare e asciugare tamponando lievemente la zona senza schiacciare, per evitare di rompere le vescicole.
Farmaci specifici
I farmaci usati per il Fuoco di Sant’Antonio servono ad alleviare i sintomi e ad accelerare il processo di guarigione e possono essere assunti dopo prescrizione medica: medicinali analgesici (ibuprofene, paracetamolo ed altri), immunostimolanti, antivirali e in alcuni casi corticosteroidi per uso topico.
Rimedi naturali
Per provare sollievo da dolore e bruciore possono essere utili alcuni rimedi naturali:
- fare un bagno tiepido con farina d’avena colloidale, con amido di mais oppure con bicarbonato,
- applicare molto delicatamente impacchi di acqua fresca sull’eruzione cutanea,
- applicare lozioni lenitive sulla pelle asciutta evitando di sfregare la parte lesa,
- mangiare cibi sani e ricchi di micronutrienti (vitamine, sali minerali, proteine, aminoacidi) utili per facilitare la guarigione e per aumentare le difese immunitarie.
Cibi da evitare
È opportuno evitare alimenti raffinati, zuccheri, grassi saturi e cibi che contengono arginina (come frutta secca, cioccolato, gelatina, pollo, cereali).[7]
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Esistono anche tecniche diagnostiche sofisticate come precise indagini sierologiche (da prelievo di sangue, per la determinazione di anticorpi specifici contro il virus erpetico Varicella Zoster) e come il pannello delle sottopopolazioni linfocitarie, in grado di fornire al medico esperto un quadro più dettagliato della gravità dell’infezione, ipotizzarne la prognosi con maggior precisione e stabilire una strategia il più possibile personalizzata, secondo le soggettive capacità reattive ed il quadro clinico patobiografico. Tali strumenti consentono di stabilire anche quale sia la terapia più opportuna da seguire nel tempo, per l’acuto o per la riattivazione del virus.
Soltanto il medico che conosce in modo approfondito queste metodiche ed è dotato di lunga esperienza clinica può consentire un più preciso approccio alla malattia e alle sue conseguenze.[8]
[1] Pergam SA, Limaye AP; AST Infectious Diseases Community of Practice. Varicella zoster virus (VZV) in solid organ transplant recipients. Am J Transplant. 2009;9 Suppl 4(Suppl 4):S108-S115. doi:10.1111/j.1600-6143.2009.02901.x
[2] Sansone RA, Sansone LA. Herpes zoster and postherpetic neuralgia: an examination of psychological antecedents. Innov Clin Neurosci. 2014;11(5-6):31-34. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4140624/
[3] https://it.wikipedia.org/wiki/Herpes_zoster#Esami_di_laboratorio_e_strumentali
[4] https://it.wikipedia.org/wiki/Herpes_oftalmico
[5] https://it.wikipedia.org/wiki/Herpes_zoster
[6] Pupco A, Bozzo P, Koren G. Herpes zoster during pregnancy. Can Fam Physician. 2011;57(10):1133. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3192075/
[7] https://www.healthline.com/health/shingles-natural-treatment
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