Il microbioma – ospiti o ospitati?

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MICROBIOTA E MICROBIOMA

Noi siamo quello che mangiamo

cosi diceva il filosofo tedesco Ludwig Fewerbach, sostenendo che migliorando l’alimentazione si migliora anche la salute di ciascun individuo.

Ma questo è vero sia per l’uomo sia per i suoi “commensali” ovvero quella complessa popolazione di microrganismi che sono capaci di proteggerci dalle malattie e ci fanno stare meglio.

Riferendoci a questa popolazione di microrganismi, in altri termini, intendiamo parlare di “microbiota”, mentre la vastità e complessità del loro patrimonio genetico, ovvero dei geni che loro esprimono, indica il “microbioma”.

Il microbiota umano, rappresentato da batteri, funghi e virus, è concentrato per lo più nell’intestino. Siamo abitati da circa 600 generi e oltre 10.000 specie diverse di microrganismi con un numero complessivo pari a quasi 3 volte quello delle cellule componenti l’intero organismo umano.

La funzione primaria del microbiota è quella di proteggere la mucosa intestinale; inoltre limita la crescita dei batteri patogeni e stimola le naturali difese.

MICROBIOTA - intestino

È nota l’influenza del microbiota nella regolazione del metabolismo, nello sviluppo e regolazione del sistema immunitario, specie nell’infanzia, nella regolazione del processo infiammatorio e non ultimo è coinvolto nella regolazione degli stati psicologici. Le funzioni di “controller” del microbiota sono espresse dalla sua influenza sull’asse HPA - asse ipotalamo – ipofisi – corticosurrene e sul sistema serotoninergico e quindi sull’asse GBA – Gut Brain Axsis (asse intestino – cervello). In condizioni di stress le cellule caliciformi intestinali, attraverso specifici recettori, rilasciano la corticotropina (CRH), un ormone che in relazione alla situazione neuro-emotiva del soggetto è capace di innescare un processo infiammatorio che fa aumentare la permeabilità intestinale. Allo stesso modo le cellule enteroendocrine dell’intestino secernono triptofano e GABA, ormone capace di controllare l’ansia, prevenendo la sindrome ansioso-depressiva. È molto importante considerare che il microbiota intestinale è integrato in maniera bidirezionale nel complesso sistema che regola l’asse cerebro – intestinale. Per questa ragione se è vero che il microbiota è influenzato da condizioni di stress psichico, è altrettanto vero che è in grado di influenzare il SNC (sistema nervoso centrale) ed il comportamento. Questa reciproca influenza tra emozioni ed intestino fa capire la caratteristica psicosomatica di malattie, particolarmente diffuse nei paesi in forte sviluppo economico ed industriale, come la sindrome del colon irritabile.

Il sistema digerente rappresenta, quindi, un vero e proprio bio-cosmo neuro – immuno – endocrino, rappresentando un vero e proprio “organismo” con un ruolo centrale nel controllo dell’omeostasi.

Il microbiota è influenzato da fattori come lo stile di vita, la dieta, il tipo di parto alla nascita, i microrganismi dell’ambiente, le terapie farmacologiche, in particolare dagli antibiotici. Tale condizione è rappresentata dalla cosiddetta “disbiosi” che si contrappone allo stato di equilibrio della popolazione microbica definita “eubiosi”. Per “disbiosi” pertanto si intende la rottura dell’equilibrio quali-quantitativo del microbiota intestinale. È proprio una condizione di “disbiosi” che influenza molte patologie della civiltà moderna, come la sindrome polimetabolica, le patologie infiammatorie, le patologie neurologiche e psichiche e anche le malattie oncologiche. Al contrario, una condizione di “eubiosi” aiuta a mantenere l’omeostasi metabolica, immunitaria e contrasta la proliferazione di microrganismi patogeni. Bisogna tenere presente che una rottura dell’equilibrio quali-quantitativo del microbiota intestinale è alla base dei noti fenomeni di infiammazione cronica di bassa intensità (LGCI – Low Grade Chronic Inflammation) della mucosa intestinale, delle conseguenti e progressive modificazioni istologiche e delle sue funzioni fungendo da innesco dei maggiori disturbi intestinali come ad esempio:

  • La sindrome dell’intestino permeabile (LGS – Leaky Gut Syndrome),
  • La sindrome dell’intestino irritabile (IBS – Irritable Bowel Syndrome),
  • Le malattie infiammatorie croniche intestinali (IBD – Inflammatory Bowel Disease),
  • La sindrome da proliferazione batterica (SIBO – Small Intestinal Bacterial Overgrowth)
  • Le alterazioni del transito intestinale
  • La diarrea
  • La dispepsia
  • Il malassorbimento

Considerando il microbioma come il patrimonio genetico del microbiota, dobbiamo immaginare che quasi la totalità della nostra componente genetica deriva da quella di microrganismi presenti nel nostro organismo. Tali geni sono complementari ai nostri ed aiutano a mantenerci in salute, prevenendo e talvolta curando patologie, supportando funzioni digestive, stimolando lo sviluppo del sistema immunitario e stimolando la sintesi di composti importanti. Per questa ragione il microbiota viene definito come un organo endocrino aggiuntivo. In condizione di eubiosi, il microbiota riesce a produrre metaboliti utili alla promozione della salute. Una disbiosi incide negativamente, infatti non solo contrasta la codifica genica di molecole utili, ma addirittura permette il metabolismo di molecole dannose da parte dei microrganismi patogeni che lo compongono. Questo spiega l’importanza dell’omeostasi in relazione al mantenimento di un’adeguata composizione del microbiota e di conseguenza del microbioma.

UCCIDERE I BATTERI O INTRODURLI?

MICROBIOTA - batteri

Il microbiota umano si forma con la nascita. Durante il parto il neonato viene a contatto con la flora batterica presente sulla mucosa vaginale della madre. La prima colonizzazione dei batteri materni avviene su varie parti del corpo, bocca, pelle e sistema digerente. Altro fattore determinate una prima colonizzazione di microrganismi che comporranno il microbiota umano è l’allattamento al seno materno. Quindi i primissimi promotori dell’eubiosi sono il parto “naturale” e l’allattamento al seno materno.

Ma come si potrà contrastare una disbiosi conclamata? Come sarà possibile ripristinare il corretto rapporto quali/quantitativo del microbiota umano? Il mantenimento dell’equilibrio quali-quantitativo del microbiota richiede un’azione colonizzante che tende a sostenere la popolazione eubiotica intestinale. L’alimentazione è un fattore determinante la salute del microbiota intestinale, così come l’uso di alcuni farmaci e lo stress.

Il cibo fermentato è un ottimo veicolo di batteri “buoni”. Lo yogurt, ad esempio, veicola batteri latto-fermentati, i lattobacilli. I “probiotici” rientrano tra i batteri che favoriscono l’eubiosi del microbioma. Tutti questi microrganismi hanno dimostrato esercitare funzioni benefiche per la salute. Nel completo rispetto della fisiologia umana e della promozione del microbioma, sarebbe utile evitare i fattori predisponenti la disbiosi ed introdurre l’uso di probiotici certificati e documentati, contenenti Lattobacilli e Bifidobatteri in particolare, specie dopo terapie antibiotiche, terapie con anti-acidi e terapie ormonali.

Quindi dovendo scegliere tra uccidere i batteri “cattivi” e introdurre I batteri “buoni”, si opterà nel selezionare i batteri utili a sostenere il microbiota.

BATTERI BUONI E CATTIVI

Si stima che nell’intestino vivono un centinaio di specie batteriche diverse per ogni individuo, una “biomassa” di circa 1,5 chilogrammi che rappresenta un vero e proprio “superorganismo” capace di presiedere funzioni sia dell’intestino che dell’intero organismo.

Causa di alterazioni del microbiota sono: un’alimentazione poco varia, carente di frutta e verdura o particolarmente ricca di zuccheri, l’abuso di cibi industriali e raffinati e con additivi, carne e alcool, cosi come l’assunzione di particolari farmaci come gli antibiotici, il cortisone, gli anti-acidi, i lassativi o le terapie ormonali, e gli stress emotivi.

Tutti questi fattori incidono negativamente sul microbiota, favorendo la proliferazione di microrganismi “cattivi” a scapito di quelli “buoni” e determinando la “disbiosi”. Vista la complessa e diretta relazione della disbiosi con molte malattie, ecco che diventa molto importante adottare quei comportamenti utili alla promozione e al mantenimento dell’eubiosi. Le abitudini alimentari incidono direttamente nella selezione del microbiota intestinale e del tipo di disbiosi.

Una dieta povera di fibre, ricca di proteine animali associata ad una ridotta acidità gastrica, per concomitante uso di farmaci anti-acidi o inibitori di pompa protonica, causa la “disbiosi opportunistica putrefattiva” nel colon. La “disbiosi putrefattiva” causa:

  • alitosi,
  • acne,
  • stanchezza,
  • insonnia,
  • cefalea.

Una dieta ricca di zuccheri e carboidrati semplici, come ad esempio pane, pasta, pizza, dolci, causa la “disbiosi opportunistica fermentativa”, ovvero una proliferazione di microrganismi nell’intestino tenue. La “disbiosi fermentativa” determina:

  • gonfiore addominale,
  • meteorismo,
  • alternanza di diarrea e stipsi,
  • malessere generale.

I batteri “buoni” proteggono da allergie, infezioni, controllano le funzioni digestive ed intestinali, sintetizzano la vitamina B e K. Quindi un microbioma in salute è garanzia di un corretto metabolismo e bisogna usare i migliori accorgimenti perché non subisca alterazioni.

COME AIUTARE LA FLORA BATTERICA

Sin dalle prime battute di questo articolo abbiamo sottolineato l’importanza di una corretta alimentazione per la salute del microbiota umano e di conseguenza della nostra. Proprio con l’alimentazione si previene la disbiosi, contrastando la popolazione microbica “cattiva”, promuovendo quella “buona”.

Però per aiutare efficacemente la colonizzazione della nostra flora batterica intestinale abbiamo bisogno di interventi ad ampio spettro che considerino tre aspetti fondamentali:

  1. Rimuovere selettivamente fattori microbiologici patogeni e tossici dall’intestino;
  2. Recuperare l’integrità della mucosa intestinale;
  3. Ripopolare la flora batterica intestinale con le principali specie eubiotiche intestinali, promuovendo la salute del microbiota intestinale.

Proprio partendo da una corretta alimentazione si riesce a garantire un “terreno” favorente l’eubiosi e se il terreno è contaminato da cattive abitudini alimentari, si rende utile un’adeguata bonifica, che, secondo i termini più moderni, si identifica con il “wash-out” selettivo dell’intestino, atto a rimuovere tutte le sostanze tossiche ed i microrganismi patogeni dall’intestino stesso.

Un trattamento non farmacologico prevede l’uso di un idrogel a base di silicio (acido metilsilicico) che permette l’enteroadssorbimento tossinico dell’intero tratto gastroenterico. L’azione del trattamento permette la contemporanea riduzione del sovraccarico tossinico intestinale, un’efficace protezione della mucosa intestinale ed una selezione del microbiota intestinale non patogeno.

L’idrogel, assunto per via orale, comincia a svolgere la sua funzione adsorbente selettiva e specifica già nella cavità orale, quindi nello stomaco fino al lume intestinale, senza alterarne l’ambiente e la mucosa. Alla fine del suo transito il prodotto con il carico tossinico assorbito viene naturalmente e completamente eliminato con le feci. Per la sua particolare struttura globulare porosa, come una spugna, il gel è selettivo su molecole di medie dimensioni come l’urea, la creatinina, composti della degradazione proteica come i composti fenolici, indolcii, mercaptani, amine, bilirubina, colesterolo, acidi biliari, idrocarburi aromatici, endotossina ed esotossine batteriche, alcol etilico, solventi organici, tossine industriali e radionuclidi ambientali. Cattura inoltre allergeni e microrganismi patogeni come ad esempio l’Helicobacter pylori, Salmonella, Shigella, la Klebsiella, Escherichia coli, Clostridium, Rotavirus e miceti come la Candida.

Pur essendo particolarmente capace di catturare numerosi metaboliti tossici, e numerosi microrganismi patogeni, non assorbe nutrienti essenziali e molecole proteiche come le immunoglobuline.

INTEGRATORI PROBIOTICI PER LA FLORA BATTERICA

Una volta effettuato questo trattamento enteroadsorbente intestinale, è opportuno intervenire sulla flora batterica intestinale e si consiglia l’uso di un simbiotico, costituito da una parte probiotica ed una parte prebiotica.

Leggi di più sulla regola delle 3R.

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PROFLORA È UN COMPLESSO SIMBIOTICO UTILE PER RIEQUILIBRARE LA FLORA INTESTINALE.

In Proflora i ceppi batterici sono in forma microincapsulata e gastroprotetta ed è evidente che questa tecnologia permette la sopravvivenza dei ceppi batterici simbionti durante il transito gastrico e duodenale e garantisce il loro raggiungimento a livello intestinale dove, insieme ai Fruttoligosaccaridi a corta catena o FOSsc, una fibra vege.er i batteri commensali del microbiota.

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Proflora

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l nucleo probiotico di Proflora è composto da sei ceppi probiotici microincapsulati, gastroprotetti, vivi e vitali per un numero maggiore di due miliardi di batteri colonizzanti per dose (1 bustina). Cinque ceppi appartengono al genere dei lattobacilli ed uno al genere dei bifidobatteri:

  • Bifidobacterium lactis di cui Lactobacillus acidophilus costituisce il più importante ceppo probiotico del microbiota intestinale;
  • Lactobacillus rhamnosus
  • Lactobacillus plantarum
  • Lactobacillus acidophilus che produce acido lattico come prodotto della fermentazione del glucosio, inibisce la crescita di patogeni come quelli della putrefazione del latte;
  • Lactobacillus paracasei
  • Lactobacillus salivarius

Secondo recenti studi i ceppi gastroprotetti hanno una sopravvivenza maggiore del 250% per microincapsulati rispetto ai non microincapsulati. Tale nanotecnologia di microincapsulazione con matrice di acidi grassi vegetali, protegge i probiotici dall’aggressione del pH gastrico e dai sali biliari.

Il nucleo prebiotico di Proflora è rappresentato dai FruttoFOSsc ottenuti da barbabietola da zucchero, che sono il substrato ideale per la vitalità sostengono il microbiota.Inoltre, Proflora garantisce l’assoluta assenza di tutti gli allergeni indicati dalla normativa europea.

Vi sono diversi studi sulla capacità dei ceppi di Proflora di restare essere vivi e vitali all’interno del nostro intestino.

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Una considerazione aggiuntiva e a parte va fatta in merito alla necessità di influenzare positivamente cioè di recuperare l’integrità della mucosa intestinale.

Le condizioni favorenti la disbiosi intestinale, se cronicizzate, portano ad un processo infiammatorio che, evolvendo, incide sull’istologia dell’epitelio intestinale.

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La superficie intestinale con i suoi quattrocento metri quadrati di tessuto, rappresenta la relazione dell’organismo con il mondo esterno. Normalmente le delicate strutture mucosali dell’intestino svolgono l’importante funzione di filtro che seleziona e separa ciò che è nutriente e quindi da assorbire da ciò che invece è nocivo e quindi da scartare per non nuocere alla salute. Svolge, così, un’importante funzione di barrieradifensiva nei confronti di agenti patogeni.

Al contrario, in condizioni di disequilibrio, le mucose intestinali possono diventare le vie di entrata per il microbiota opportunista patogeno, virus batteri e miceti che diventano causa di numerose malattie infiammatorie, infettive e funzionali, dalle patologie intestino-correlate alle gastroenteriti, dalle reazioni avverse alimentari alle infezioni respiratorie ricorrenti.

Considerando gli esseri umani come un ecosistema complesso di cellule e microrganismi organismi viventi in simbiosi, comprendiamo come possano intrecciarsi ed interagire ed evolvere parallelamente il metabolismo nostro e di quello delle specie che ci abitano. Lo stesso microbiota è in continua evoluzione nel corso della vita dell’ospite, a partire dalla nascita fino alla morte.

Questa stretta relazione non permette di avere chiaro il senso di ospite o ospitati, perché organismo umano e microbiota contribuiscono reciprocamente alla regolazione omeostatica su cui si gioca il precario equilibrio tra salute e malattia.

Possedere un microbiota in salute permette agli organismi di adattarsi velocemente alle variazioni ambientali. Di fatto la velocità evolutiva di un microrganismo che riesce a replicarli molte volte in un solo giorno è di gran lunga più elevata di quella di un organismo pluricellulare che impiega migliaia di anni. Questo fa si che il microbiota conferisca capacità adattative ai cambiamenti dell’ambiente in cui viviamo.

Infatti, il moderno concetto di superorganismo ha permesso di cambiare il concetto di evoluzione della specie umana, che non sarà più vincolata solo dalla variabilità genica del singolo individuo, ma vincolata dalla variabilità genica del microbioma, ovvero dai quattro milioni circa di geni di origine microbica che per noi assolvono a numerose funzioni metaboliche e digestive. Questo rappresenta un cambiamento di paradigma del concetto di relazione simpatica tra microbiota e suo ospite, passando così dal concetto di EGOsystem a quello di ECOsystem.

Il microbiota, quindi, influenza epigeneticamente un gran numero di geni dell’ospite tanto da ritenere che la rottura della stretta relazione tra microbiota e mucosa intestinale è responsabile dell’innesco della patologia infiammatoria intestinale.

Lo studio dei rapporti simbiotici tra ospiti ed ospitati ha permesso di comprendere come il microbioma partecipi a nuove e sorprendenti prospettive evolutive, grazie alle quali si acquisiscono nuove capacità metaboliche e funzioni a vantaggio reciproco nel rapporto ospite/ospitato.

Inoltre, bisogna considerare che il microbiota ha indotto il sistema immunitario a riconoscere e distinguere i microrganismi “cattivi” da quelli “buoni”, ritenendo questi ultimi come self, evitando l’azione del sistema immune che, in questo modo non li elimina. Questo riteniamo sia un ottimo presupposto alla comprensione dei complessi meccanismi di co-evoluzione.

Un microbiota reso efficace e preservato da una dieta adeguata e da opportuni stili di vita, trasferisce i propri benefici all’intero organismo.

A tal fine l’alimentazione è la migliore medicina che la natura possa offrirci per sostenere la stretta relazione tra le delicate strutture cellulari nel rapporto simbiotico tra ospiti ed ospitati, dove non è così scontato che noi rappresentiamo gli ospiti della vastità dei microrganismi che vivono dentro di noi, insieme a noi e per noi, per la nostra salute e per la nostra sopravvivenza.

Per questo motivo riteniamo ancora valido ed attuale il detto del filosofo tedesco Ludwig Fawerbach:

Noi siamo quello che mangiamo.

 

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