Emorroidi esterne, come riconoscerle e curarle

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Dr. Luigi Coppola
Dr. Prof. Luigi Coppola

Medico Nutrizionista, Esperto di Medicine Complementari, Docente Universitario di Nutrizione Clinica e Dietetica Applicata.

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Cosa sono le emorroidi

Le emorroidi sono cuscinetti di natura muscolo-connettivale riccamente vascolarizzati dal plesso venoso emorroidario situati nel retto e intorno all’ano.

Si tratta di componenti anatomiche del corpo umano normalmente presenti nell’area ano-rettale.

Nel momento in cui s’infiammano e prolassano, però, la loro funzione di contenimento delle deiezioni fecali può essere compromessa producendo sintomi più o meno fastidiosi a seconda della gravità della condizione.

La “malattia emorroidaria” propriamente detta colpisce una grande percentuale di persone, anche se non tutti la riconoscono come tale o si sottopongono a visita specialistica.

Le cause di questa sindrome sono ancora in parte sconosciute, ma esistono fattori di rischio che ne favoriscono la comparsa:

  • stile di vita sedentario
  • mancanza di attività fisica
  • familiarità
  • abitudine a sostare troppo tempo sul water
  • diarrea cronica o costipazione
  • sforzo durante la defecazione
  • scarso consumo di fibre nell’alimentazione
  • sollevamento di oggetti pesanti, soprattutto se ripetuto
  • gravidanza
  • obesità
  • tendenza a soffrire di varici venose
  • rapporti anali
  • invecchiamento
  • disfunzione del pavimento pelvico
  • disturbi epatici
  • cancro al colon
  • precedente chirurgia rettale.

Emorroidi interne ed esterne

In base alla posizione in cui si trovano rispetto alla linea pectinea (o linea dentata), che divide il retto dall’ano, le emorroidi vengono classificate come interne o esterne[1].

Le emorroidi interne sono situate nella zona superiore alla linea pectinea, mentre le emorroidi esterne al di sotto.

Le emorroidi esterne sono facilmente visibili durante la visita proctologica, poiché si trovano al di fuori dell’orifizio anale.

Per comprendere se ci sono emorroidi interne o esterne, ragadi, polipi e altri disturbi proctologici, lo specialista esegue un’osservazione attenta dell’area ano-rettale.

Gli strumenti dei quali egli si serve sono un guanto lubrificato e, talvolta, un anoscopio per poter accedere all’interno del canale anale.

Classificazione delle Emorroidi

Emorroidi di 1° grado

Sono caratterizzate da infiammazione e lieve congestione emorroidaria interna, senza prolasso esterno. Possono accompagnarsi a segni come: dolore e sanguinamento.

Emorroidi di 2° grado

Sono caratterizzate da infiammazione e moderato aumento della congestione emorroidaria, con presenza di prolasso esterno sotto sforzo, in genere durante la defecazione. Tuttavia, il prolasso rientra spontaneamente al termine dello sforzo evacuativo. Anche in questo caso possono manifestarsi con dolore e sanguinamento.

Emorroidi di 3° grado

Sono caratterizzate da infiammazione e cospicua congestione emorroidaria, con prolasso esterno sotto sforzo (come nel grado 2). Il prolasso rientra solo aiutandosi con una manovra manuale. Sempre possibile la presenza di dolore e sanguinamento.

Emorroidi di 4° grado

Sono caratterizzate da infiammazione e rilevante congestione emorroidaria ma questa volta con prolasso sempre presente e non riducibile nemmeno con la manovra manuale. Sono più frequenti manifestazioni quali dolore e sanguinamento.

Sintomi delle emorroidi

Fin quando le emorroidi sono nelle loro condizioni fisiologiche, non costituiscono un problema per l’organismo.

Ciò che invece può provocare preoccupazione e fastidio sono i sintomi del loro prolasso o di eventuali coaguli.

I sintomi delle emorroidi o più correttamente della malattia emorroidaria sono:

  • dolore rettale
  • prurito intorno all’ano
  • sanguinamento (solitamente di un colore rosso vivo)
  • rigonfiamenti
  • sensazione di dover evacuare anche dopo aver appena finito
  • impressione di avere un nodulo attorno all’ano
  • rilascio di mucose
  • incontinenza fecale
  • dolore durante la defecazione.

Quando le emorroidi interne si infiammano può verificarsi gonfiore locale senza dolore, poiché i recettori del dolore in quest’area mancano.

Il passaggio delle feci dure invece può irritare la mucosa esterna che riveste le emorroidi, provocando così sanguinamento (sempre senza dolore).

Si prende quindi consapevolezza della presenza del problema quando le emorroidi interne sono sanguinanti.

Può accadere però che le emorroidi interne gonfie possano prolassare verso l’ano e/o subire trombosi (occlusione della vena) e/o necrosi, in tal caso con forte dolore.

Anche le emorroidi esterne possono subire trombosi, ma visto che in questo caso l’area è dotata di innervazione e recettori dolorifici, la loro eventuale infiammazione viene chiaramente percepita.

Trombosi emorroidaria

La trombosi emorroidaria è una degenerazione abbastanza frequente nella patologia emorroidaria e riguarda soprattutto le emorroidi esterne[2].

Il trombo vascolare è un coagulo di sangue che non consente il corretto flusso sanguigno nell’area colpita.

La trombosi emorroidaria non costituisce un rischio per la salute, ma provoca dolore soprattutto quando si espande.

Normalmente, dopo essersi accumulato, il sangue viene man mano riassorbito e il tessuto si sgonfia. Ciò avviene di solito nel giro di 24-48 ore.

Soltanto se la trombosi emorroidaria si accompagna a febbre si può verificare un’infezione locale, che va curata con un trattamento adeguato che solo il medico può stabilire.

Normalmente la trombosi emorroidaria viene curata con medicinali adeguati (reologici, protettori dell’endotelio vascolare, antiossidanti, etc.), mentre nei casi più gravi, quando il gonfiore non passa e compare febbre, il medico deve praticare un drenaggio.

Emorroidi e fegato

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Il fegato normalmente non dà molto segno di sé (poiché solitamente non duole neanche se sofferente), ma, pur silente, ha una funzione vitale per la nostra salute.

È un importante laboratorio chimico, che elabora le sostanze nutritive assorbite dall’intestino dopo la digestione, ma ha anche un ruolo determinante nella disintossicazione dell’organismo (filtro emuntoriale).

Cattive abitudini alimentari, uno stile di vita non consono, abitudini voluttuarie dannose possono minare la sua integrità, al punto da comprometterne il normale funzionamento.

In condizioni normali il fegato assolve i suoi compiti metabolici grazie all’ossigeno e alle sostanze nutritive convogliate dalla vena porta, che a sua volta riceve il sangue proveniente dall’intestino.

Mediante questo vaso ottiene il nutrimento attraverso il flusso sanguigno, lo elabora, lo depura da eventuali presenze tossiche che verranno espulse tramite l’albero biliare nell’intestino, ed infine restituisce il sangue “pulito” alla vena cava che si dirige verso il cuore, avendo operato una vera e propria filtrazione benefica.

Se durante quest’ultimo tragitto il sangue incontra difficoltà di transito, il suo flusso può subire un aumento di pressione. Per ovviare all’inconveniente è possibile un opportuno “cambio di rotta”. Oltre a scorrere nelle normali vie di comunicazione tra il fegato e il cuore, il sangue deve defluire attraverso altri vasi, normalmente non coinvolti in tale circolo. Come dire: l’autostrada è intasata dal traffico e per snellirlo è necessario deviare per strade alternative. Il sangue sarà quindi deviato verso uno “scolmatore” naturale che consentirà di decomprimere il sovraccarico.

Le emorroidi assolvono proprio questo importante compito, fungendo da valvola di sfogo per l’ingorgo.

Con un’altra metafora le emorroidi potrebbero essere paragonate a vasche di laminazione[3], che si riempiono di sangue quando il fegato è congesto.

Dunque, le condizioni delle emorroidi migliorano o si aggravano proporzionalmente rispetto all’aggravarsi della sofferenza epatica.

Nella maggior parte dei casi, la causa della malattia emorroidaria è quindi da individuare in un disturbo che interessa il fegato.

Ciò vuol dire che la terapia “convenzionale”, laddove prevista, non può dare effetti positivi e duraturi, se non quando viene adeguatamente affiancata a un cambio radicale che interessa lo stile di vita.

Per poter risolvere alla radice il disturbo, sarà quindi necessario eliminare tutti gli alimenti, nonché le abitudini, che contribuiscono al sovraccarico tossico epatico, attraverso una rieducazione alimentare, la pratica di sport e l’attenzione ad evitare situazioni di stress psicologico.

Emorroidi esterne in gravidanza

La gravidanza è un fattore di rischio per il prolasso delle emorroidi.

Ciò può essere dovuto a due condizioni:

  • Ormonale - il cambiamento che avviene a livello ormonale incide sull’indebolimento dei muscoli rettali
  • Anatomica - l’utero si allarga e diventa più pesante nel corso della gestazione, premendo così sulla zona pelvica e sui vasi sanguigni che la costituiscono.

È importante chiedere un parere al proprio medico per capire come affrontare al meglio questo disturbo in gravidanza, anche se nella maggior parte dei casi esso si risolve da sé dopo il parto, senza dover ricorrere a terapie specifiche.

Emorroidi esterne senza dolore

Nonostante la zona esterna all’ano sia provvista di recettori del dolore, le emorroidi esterne infiammate possono manifestarsi senza particolari sofferenze.

In questi casi, tuttavia, la flogosi o il prolasso causano sanguinamento, rigonfiamento, oppure anche dolore, ma soltanto durante l’evacuazione.

Quanto durano le emorroidi esterne

La durata del gonfiore delle emorroidi esterne può variare a seconda della gravità della sindrome e del trattamento che si sceglie di seguire.

In caso di gonfiore o in presenza di una lieve trombosi normalmente si sgonfiano nel giro di 3 - 7 giorni.

Le emorroidi esterne rientrano?

Quando si parla di emorroidi esterne, ci si riferisce a quelle posizionate nella zona al di sotto della linea pectinea e all’esterno dell’ano.

Molte persone sono convinte che dopo essersi sgonfiate possano “rientrare” spontaneamente nel canale anale.

Si tratta invece di emorroidi anatomicamente posizionate in quella zona; quindi, la loro normale collocazione è appunto all’esterno dell’ano.
A seguito di un trattamento mirato per curare un eventuale stato di infiammazione o congestione, esse non rientrano, ma si sgonfiano tornando nella loro condizione anatomica fisiologica.

Come curarle rapidamente

Alleviare il dolore e ridurre il gonfiore delle emorroidi in maniera rapida è possibile, se si usano alcune accortezze.

È importante prima di tutto consumare fibre vegetali (frutta e verdura) e bere almeno 2 litri di acqua al giorno, per ammorbidire la massa fecale ed evitare così di doversi sforzare durante l’evacuazione.

Oltre ad acquisire buone abitudini alimentari, durante le fasi acute della sindrome emorroidaria, un valido supporto può essere dato da una terapia sistemica con farmaci flebotonici e antiedemigeni.

È da evitare il ricorso a ghiaccio o a semicupi in acqua troppo fredda, che non arreca sollievo, mentre può facilitare la trombizzazione delle vene, peggiorando la situazione. Sono altresì consigliati bagni con acqua tiepida, che facilitano lo scorrimento del sangue per consona vasodilatazione.

È importante sottolineare che nonostante si possa provare sollievo momentaneo grazie alle terapie sistemiche e topiche, è fondamentale individuare la causa del problema ed agire direttamente su di essa per una risoluzione duratura.

Se ad esempio sono dovute a un’ipertensione della vena porta (conseguenza molto frequente nei soggetti affetti da disfunzioni serie del fegato), è ovvio che bisogna intervenire per rimediare innanzitutto a questa specifica causa.

Ricorrere a terapie mirate solo per “la periferia” (le emorroidi) trascurando completamente di agire sulla causa scatenante (la sofferenza del fegato), non solo non sortirà risultati utili, ma può rivelarsi addirittura deleterio. Sopprimere il sintomo senza intervenire sul vero movente può essere alquanto temibile.

È quindi auspicabile un intervento medico coordinato, che tenga in debito conto sia la sofferenza del paziente che il trattamento del vero motivo di quel disagio, ossia il ripristino di una condizione metabolica normale del fegato, anche attraverso rinunce e cambiamenti dello stile di vita.

Via libera, pertanto, a un’alimentazione più sana ed equilibrata, al salutare esercizio fisico, alla rinuncia dei tossici voluttuari potenzialmente pericolosi, e, quando necessari, anche a medicinali in grado di sostenere le funzioni disintossicanti e di drenaggio del fegato, restituendogli nuova vita.

Legatura elastica

In caso di malattia emorroidaria più grave (in genere gradi 3° e 4°), in cui le emorroidi appaiono grandi, provocano dolore e non si sgonfiano nonostante la terapia, bisogna necessariamente rivolgersi al proctologo, affinché pratichi trattamenti mirati.

Uno dei più diffusi come alternativa o come step precedente all’intervento chirurgico è la legatura elastica, ovvero una tecnica ambulatoriale che viene eseguita localmente mediante l’uso di elastici appositi, i quali vengono stretti intorno alle emorroidi prolassate.

Ciò consente di bloccare il passaggio di sangue provocando la caduta del tessuto necrotico dopo alcuni giorni dall’applicazione.

La ferita che ne consegue guarisce nel giro di una settimana.

In base alla gravità della sindrome, alle condizioni generali del paziente, ai sintomi percepiti, alla posizione delle protrusioni, è possibile scegliere tra diversi trattamenti.

Oltre alla legatura elastica, esistono anche la scleroterapia, la crioterapia, il trattamento laser e quello chirurgico.[4]

Rimedi naturali e Medicina delle basse dosi per le emorroidi esterne

Oltre a quelli convenzionali, esistono anche rimedi naturali per le emorroidi esterne gonfie.

  • Un bagno in acqua tiepida per una quindicina di minuti aiuta a riattivare la circolazione sanguigna locale e a sollevare dal dolore.
  • L’aloe vera e l’amamelide sono antinfiammatori naturali che contrastano i processi flogistici soprattutto se applicati come lozioni topiche sulla parte interessata.
  • Semi di lino, di psyllio e fibre vegetali idrosolubili possono contrastare la stipsi e ammorbidire le feci, consentendo un’evacuazione senza sforzi.
  • Erbe depurative come tarassaco, cardo, phyllanto, fumaria e insalate amare (cicoria, rucola, radicchio) aiutano il fegato a depurarsi dalle scorie in eccesso.
  • Il Tè Verde, con le sue utili quote di Epigallocatechina-gallato, riduce fortemente il grado di affaticamento funzionale del fegato.
  • Usare detergenti neutri e più naturali possibile aiuta a prevenire infiammazioni di altra natura che potrebbero peggiorare ulteriormente i sintomi e danneggiare la cute della zona perianale, già sottoposta a stress.
  • Usare biancheria intima di cotone ed evitare di indossare indumenti realizzati con tessuti non traspiranti, oltre a facilitare la guarigione di eventuali piccole lesioni, favorisce anche maggiore igiene.
  • Infine, egualmente importante è il mantenimento di una postura adeguata sul cilindro fecale, assumendo la cosiddetta posizione “squat” (accovacciata), Grazie ad una angolazione di 35° si migliora la capacità di evacuazione, impedendo un eccessivo sforzo nella regione retto-anale e rendendo la defecazione più semplice e persino più rapida.

Medicinali in bassa dose necessariamente scelti dal medico esperto possono giovare, per drenare il fegato, deviando il carico tossinico su altro emuntore non sovraccarico e favorirne le funzioni metaboliche rallentate.

Stile di vita e alimentazione

Emorroidi esterne, come riconoscerle e curarle - attività fisica

Per prevenire l’infiammazione delle emorroidi, godere di regolarità l’intestino e alleviare i sintomi della comparsa della malattia emorroidaria è importante condurre uno stile di vita sano e avere un’alimentazione equilibrata.

I cibi che fanno davvero la differenza in caso di disturbi proctologici sono le fibre, contenute in cereali integrali, frutta e verdura.

L’abuso di alcool, l’eccesso di fritture, cereali raffinati e cibi grassi possono addirittura peggiorare le condizioni infiammatorie che interessano le emorroidi, oltre a non apportare alcun beneficio alla salute.

Molto utile è anche il riferimento ai principi delle Nutrizione Energetica, riducendo nettamente i cibi ad estrema polarità yang, (cipolla, spezie, uova, carne rossa) essendo le emorroidi collegate anche ad un eccesso di tale quota energetica e favorendo alimenti che rafforzano l’organo Milza, (riso, orzo, zucca) il cui deficit è spesso causa di comparsa di emorroidi.

In generale bisogna individuare e modulare il consumo di tutti quei cibi che possono creare una infiammazione cronica della parete intestinale, vero “controller” della salute generale del nostro organismo.

La pratica di attività fisica e l’abitudine ad assumere almeno 2 litri di acqua al giorno, inoltre, contrastano la stitichezza e una serie di altri disturbi legati alla sedentarietà.[5]

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Infine, per essere certi che si tratti realmente di un disturbo legato alla patologia emorroidaria e per evitare che la situazione peggiori bisogna rivolgersi al medico quanto prima possibile.

Dopo accurata indagine anamnestica ed obiettiva potrà egli può stabilire quali sono le terapie specificamente più indicate e i più efficaci trattamenti da praticare.

 

[1] https://www.endoscopy-colon-explorer.com/anatomia-regione-anale/

[2] https://www.chirurgiaendoscopicaunina.it/malattia-emorroidaria/

[3] Per vasca di laminazione si intende un’opera idraulica volta alla realizzazione di un ampio bacino scavato in profondità per permettere il contenimento delle acque che, in caso di piena, il fiume non è in grado di contenere nel suo alveo.

[4] https://www.msdmanuals.com/it-it/casa/disturbi-digestivi/malattie-dell%E2%80%99ano-e-del-retto/emorroidi

[5] https://www.healthline.com/health/home-remedies-for-hemorrhoids

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