Influenza intestinale, sintomi e tipologie

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Antonello Arrighi
Dr. Antonello Arrighi

Specialista in Pediatria. Pediatra di Libera Scelta USL 8 Arezzo.

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Influenza intestinale (o  è il modo popolare di definire l'infiammazione gastrointestinale (gastroenterite) causata primariamente da virus, ma talvolta anche da altri agenti microbici (batteri, parassiti)[1].

Viene così definita perché colpisce precocemente stomaco e intestino, talvolta coinvolgendo in un secondo momento anche l’apparato respiratorio, mentre più spesso limitandosi al solo apparato digerente.

Di solito non è problematica e non si complica, ma può comunque provocare sintomi spiacevoli, come forte spasticità (crampi), vomito, diarrea, febbre.

Solo eccezionalmente un'infezione gastrointestinale porta a serie complicazioni, peraltro in soggetti fragili (bambini o anziani) o immunocompromessi.

Cos’è un’influenza intestinale

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Lo stomaco e l'intestino sono gli organi digestivi centrali; ecco perché un'infezione gastrointestinale può compromettere seriamente l'assunzione di cibo e la digestione.

A causa della diarrea e del vomito avviene una importante perdita di liquidi e in forma grave si può arrivare alla temibile disidratazione.

I virus o i batteri che la provocano si annidano nelle cellule mucose del tratto intestinale, da dove si moltiplicano causandone in parte la distruzione, generando quindi forti dolori, diarrea, vomito e talvolta febbre.

Incidenza

L'influenza gastrointestinale può manifestarsi a qualsiasi età. È solitamente endemica (circoscritta ad un determinato ambito territoriale), ma può diventare epidemica.[2]

Nei primi tre anni di vita, i bambini soffrono di infezioni gastrointestinali in media una o due volte l'anno (non ottimali precauzioni igieniche).

Tre quarti di tutti i bambini malati hanno tra i 6 e i 24 mesi.

Le persone anziane hanno anche maggiori probabilità di contrarre l'influenza gastrointestinale a causa della fragilità del loro organismo.

Sintomi

L'entità dei disturbi varia a seconda del tipo di agente patogeno e dello stato delle difese dell'organismo. I disturbi possono essere:

  • mal di stomaco (crampi)
  • nausea
  • vomito
  • diarrea acquosa o viscida
  • flatulenza
  • spossatezza
  • sensazione di debolezza o vertigini.

Di norma regrediscono completamente dopo pochi giorni (in media una settimana).
Tuttavia, si consiglia di consultare il medico di famiglia, se si presenta almeno uno dei seguenti sintomi:

  • diarrea e vomito che durano più di tre giorni
  • febbre
  • problemi circolatori
  • sangue nelle feci
  • difficoltà ad ingerire o trattenere liquidi
  • sospetto di avvelenamento.

Se persistono il medico di famiglia può consigliare una visita presso un gastroenterologo, oppure procedere con la prescrizione di una terapia farmacologica adeguata, o ancora suggerire degli esami specifici di approfondimento.[3]

Cause: gastroenterite batterica o virale?

Un'infezione gastrointestinale può essere causata da virus o batteri, raramente da parassiti ed i sintomi sono praticamente identici.

La gastroenterite batterica è causata da batteri; i più comuni sono Salmonella, Shigella, Campylobacter o Escherichia coli.

Nei neonati e nei bambini piccoli, i rotavirus invece sono la principale causa di infezione gastrointestinale, seguiti dai norovirus.

Negli adulti, i norovirus sono responsabili di circa la metà dei casi.

Anche le tossine batteriche ingerite con cibo avariato possono provocare vomito e diarrea.

I germi nocivi entrano nel tratto gastrointestinale in modi diversi, ad esempio attraverso l'acqua potabile contaminata, il cibo, il contatto con persone malate o quando si mangia con le mani non correttamente lavate.

Nei paesi caldi con standard igienici bassi, la gamma di germi patogeni è maggiore. In tali luoghi, il colera, il tifo e la dissenteria amebica sono infezioni gastrointestinali ancora tanto diffuse. Altrettanto vale per quelle popolazioni che ancora hanno scarsa disponibilità di approvvigionamento di acqua potabile.[4] Quando si viaggia è sempre opportuno prendere le adeguate precauzioni per non essere soggetti alla diarrea del viaggiatore.

Quando è opportuno il ricovero?

Negli anziani o nelle persone con un sistema immunitario indebolito, la gastroenterite può avere un decorso grave.

Questo vale anche per neonati e i bambini piccoli, che sono particolarmente sensibili alla mancanza di liquidi causata dal vomito frequente e dalla diarrea persistente.

Pertanto, per questi pazienti ad alto rischio è sempre necessario chiedere consiglio al medico, per ricevere un’assistenza adeguata a seconda della gravità dei casi.

Nei casi più gravi possono verificarsi anche problemi circolatori, fino al collasso, oppure insufficienza renale.

Se il decorso è grave, la perdita di liquidi deve essere compensata con infusioni endovenose (fleboclisi).

Se si verificano gravi problemi circolatori o crampi muscolari, sonnolenza o confusione, nonché febbre alta, bisogna consultare tempestivamente il medico.

Lo stesso vale nel caso in cui compaia sangue nelle feci o se la diarrea e il vomito durano per più di tre giorni.

Quanto dura?

La durata della gastroenterite dipende da diversi fattori.

La cosa più importante è individuare l’agente patogeno responsabile della malattia.

Nel caso di un'influenza gastrointestinale correlata al virus, la diarrea e il vomito di solito scompaiono dopo pochi giorni.

Al contrario, un'infezione batterica (Campylobacter) può causare sintomi financo a due settimane.

Influenza intestinale nei bambini

I bambini hanno difese immunitarie meno attrezzate rispetto agli adulti.

Pertanto, è importante che compensino la perdita di acqua ed elettroliti, quando perdurano diarrea e vomito.
Se si sospetta un'infezione gastrointestinale in un bambino è opportuno rivolgersi precocemente al pediatra, specialmente se si verificano insieme diarrea, vomito e febbre.

Un'infezione gastrointestinale viene diagnosticata principalmente sulla base di un'anamnesi e di un esame fisico.

Ulteriori esami come quelli del sangue, delle feci o delle urine sono necessari solo nei casi più gravi, ad esempio se la diarrea si protrae a lungo o se è accompagnata da febbre alta.

Cosa mangiare e cosa evitare

Quando si soffre di gastroenterite è particolarmente importante compensare la perdita di liquidi e sali minerali.

Prima e fondamentale regola: bere molto! Ma a piccoli sorsi…

o brodo vegetale nello specifico, anche leggermente salati, bevuti a piccoli sorsi e distanziati a sufficienza per evitare di provocare il vomito, aiutano a reintegrare i sali minerali persi.

Il cibo solido dovrebbe invece essere aggiunto alla dieta solo dopo la scomparsa del vomito.

Anche fette biscottate, fiocchi d'avena cotti e altri alimenti facilmente digeribili come purea di mela o purea di carote sono particolarmente adatti, con l’aggiunta di qualche goccia di succo di limone (antiossidante e astringente).

Con la diarrea il paziente espelle agenti patogeni e tossine; quindi, i cibi costipanti non sono di certo adatti. Se assunti essi possono persino prolungare il decorso della malattia in determinate circostanze. A maggior ragione ciò vale per i medicinali che costringono  l’intestino all’immobilità, impedendone i naturali movimenti allo scopo di fermare la diarrea. Essendo essa la risposta fisiologica all’espulsione di qualcosa che è meglio non rimanga dentro di noi non risulta per nulla ragionevole bloccarla!

Frutti di mare e pesce

Può capitare di sentirsi male dopo una cena a base di pesce o frutti di mare.

Perché accade proprio con questi alimenti?

Il motivo è semplice; il pesce, infatti, se conservato per troppo tempo o nel modo sbagliato può diventare terreno di coltura per batteri e virus, oppure esso stesso contenere temibili parassiti (Anisakis[5]).

Per questo è consigliabile evitare questi alimenti se la flora intestinale è compromessa o in fase di recupero.

Alimenti crudi o poco cotti

Anche gli alimenti crudi o poco cotti possono essere causa di possibili influenze intestinali.

È utile ricordare che moltissimi agenti patogeni possono essere eliminati a temperature superiori a 50 °C. Per questa ragione è sconsigliato consumare cibi crudi, a meno di sottoporli ad un’attenta pulizia, oppure quando si ha certezza della loro provenienza e del processo di conservazione con cui sono stati trattati (abbattuti con apposita attrezzatura[6]).

Rinforzare la flora intestinale

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Influenza intestinale, sintomi e tipologie - fermenti lattici

Per rinforzare la flora intestinale in modo naturale è consigliabile assumere alimenti probiotici, in grado di compensare eventuali carenze.

È opportuno specificare che la flora intestinale è composta da circa 300-500 specie diverse di batteri commensali e mutualisti che supportano il sistema immunitario.

Spesso a causa di terapie a base di antibiotici/antimicotici/ormoni o in seguito all’influenza intestinale la flora dell’intestino viene compromessa o alterata causando ulteriori disturbi.

Il nome “probiotico” deriva dal latino e significa “a favore della vita” (l’inverso di antibiotico, “contrario alla vita”); con questo termine ci si riferisce quindi agli alimenti che contribuiscono alla costituzione di una flora benevola ed equilibrata.

Biologicamente si tratta di fermenti lattici e lieviti, che raggiungono l'intestino con il cibo attraverso il nostro apparato digerente.

Molte persone apprezzano anche i prodotti fermentati con acido lattico, come i crauti, il kefir, oppure il semplice yogurt.

 

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