Essere multitasking: perché è controproducente

Dr. Maurizio Lupardini
Dr. Maurizio Lupardini

Medico Chirurgo, Specialista in psichiatria – psicoterapia

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Cosa vuol dire multitasking

Multitasking, nel linguaggio informatico, identifica una particolare abilità dei computer nel gestire diverse operazioni e comandi. Passando dai processori agli esseri umani, l’essere multitasking assume il seguente significato: la capacità di poter svolgere più operazioni in contemporanea.

Ma mentre la tecnologia tende a produrre computer sempre più potenti capaci di svolgere tantissimi calcoli in poco tempo, la biologia dell’uomo tende ad una maggior costanza nel tempo, evolvendo con la dovuta lentezza per evitare errori.

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Per molti il multi-tasking può essere considerato un pregio; essere super impegnati può dare la sensazione di essere importanti, ma in realtà si è solo sovraccaricati di compiti da portare a termine. Ecco che poi ci sente sotto pressione, stressati, stanchi. Siamo sicuri che sia un pregio?

Perché il cervello non può essere multitasking (almeno quello di un essere umano!)

essere multitasking

Di sicuro sappiamo che il nostro cervello non è fatto per svolgere più azioni in contemporanea. È strutturato per fare una cosa alla volta e bombardarlo con tanti input, tutti insieme, non fa che rallentare la sua attività e funzionalità. Se si prova a scrivere una e-mail mentre si parlando al cellulare con il proprio responsabile, di sicuro la percentuale di errore nell’una o nell’altra operatività sarà molto più alta. Infatti, essendo entrambe operazioni di comunicazione, risulta difficile al nostro cervello compierle entrambe simultaneamente e senza errori. Facendo più cose contemporaneamente e tutte in maniera sommaria si perde concentrazione, si rischiano disattenzioni ed errori interpretativi, si possono creare situazioni di fraintendimento (con relative brutte figure) e si avranno maggiori ostacoli nel compimento di un lavoro ben fatto.

Più ricerche, negli anni, si sono incentrate su questa attuale tendenza. Non da ultimo un team francese[1] ha condotto un esperimento su un campione di 32 volontari, ai quali è stato chiesto di eseguire un test di matching test-letter (test cognitivo). Le scansioni hanno osservato la corteccia frontale, la parte del cervello umano associata al controllo dell’operatività. Quando i volontari hanno completato un compito alla volta, un lato di una certa area dei lobi frontali si è attivato. Ma, quando la richiesta è stata di svolgere due operazioni contemporaneamente, entrambi i lobi hanno diviso i compiti tra di loro.

Questo a dimostrare che “quando proviamo a fare due cose contemporaneamente, ogni metà del cervello si concentra su un compito separato” sostengono gli scienziati francesi.

Conseguentemente, qualora vengano affidati più compiti e/o obiettivi, l’attenzione e la concentrazione nel portarli a compimento non potrà, giocoforza, essere la stessa di quando invece ci si debba occupare di un unico risultato.

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Un altro studio americano depone in tal senso: “Le distrazioni e il multitasking sono generalmente dannosi per l'apprendimento e la memoria. Tuttavia, le persone spesso studiano ascoltando musica, seduti in caffetterie rumorose o controllando a intermittenza, la propria casella e-mail o il cellulare. Gli esperimenti condotti hanno documentato come le distrazioni e l'attenzione divisa influenzino la capacità di ricordare selettivamente informazioni preziose"[2].

Gli effetti del multitasking

Gli effetti del multitasking possono essere molteplici: dalla semplice stanchezza alla difficoltà di concentrazione fino ad un minor rendimento, allo scadimento qualitativo del lavoro, con conseguenti ricadute psicofisiche come stress ed ansia. L’idea di compiere due o più operazioni in contemporanea per guadagnare tempo, si rivela, quindi, controproducente. Molto spesso si è costretti a riprendere le singole operazioni più volte, con frustrazione, e quel tempo che si credeva di guadagnare in realtà risulterà perso irrimediabilmente. Tutto questo si traduce in sola una parola: STRESS .

I conflitti innescati dal continuo multitasking possono scatenare una forma di stress cronico che rallenterebbe la produttività, fino a farla letteralmente precipitare. In realtà cercare di compiere due o più compiti nello stesso momento comporta un dispendio di tempo di almeno il 50% in più, a seconda della complessità dei compiti” sostiene David Meyer, uno dei maggiori esperti americani di operatività multitasking.

Consigli per evitare il multitasking (e lo stress)

L’attitudine al multitasking è una cattiva abitudine e come tale può essere cambiata solo con pazienza e buone pratiche che, per essere efficaci ed avere effetti duraturi, richiedono tempo.

Se si ripete con costanza un compito man mano si diverrà sempre più bravi a svolgerlo. E quando i risultati saranno tangibili, la ricompensa sarà costituita da sensazioni piacevoli e stimolanti, gratificanti e incoraggianti.

Abituatevi a respirare consapevolmente. La respirazione consapevole, infatti, può essere uno strumento molto valido per riuscire ad organizzare meglio le nostre attività e riportare calma e lucidità. È utile riscoprire il fascino della lentezza, che non vuol dire inefficienza, anzi tutt’altro. La lentezza aiuta la concentrazione. Dedicando il giusto tempo ad ogni singola azione che richiede la nostra presenza, saremo più organizzati e di sicuro più efficienti e meno stressati.

Al contrario chi per necessità superiore è costretto a svolgere le proprie azioni multitasking, potrà e dovrà anzitutto pianificare e gestire il proprio tempo e i propri compiti autoregolamentandosi, e, nei momenti critici o di particolare tensione, eventualmente ricorrere ad un aiuto.

Un esempio può essere l’integratore alimentare Tonicoguna, un mix di estratti vegetali con proprietà toniche, stimolanti ed energizzanti; oppure, in situazioni che richiedono una concentrazione mentale particolare e maggior lucidità, potrebbe essere utile Gunabrain, a base di Ginseng indiano e antiossidanti specifici per il nostro cervello, che fornisce apporti nutrizionali suppletivi per sostenerlo in condizioni di particolare stress.

 

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