Sport per i bambini dai 3 anni, 2 volte a settimana per sempre

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Valentino de Gregorio
Valentino De Gregorio

Tecnico Allenatore CONI di Karate (Shotokan)

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La responsabilità genitoriale nei confronti del proprio figlio fa insorgere spesso tante domande a cui cerchiamo di dare una risposta, molte volte senza le giuste competenze o senza prima esserci accuratamente informati a riguardo.

Scegliere lo sport da far praticare ai propri bambini è spesso una di queste domande a cui tentiamo di rispondere nel modo che a noi sembra più corretto possibile.

Ci si interroga su quale possa essere quello “più giusto”, lo sport migliore e completo che possa essere praticato senza rischi dai 3-4 anni in avanti.

Le domande che ci poniamo possono riguardare non solo l’aspetto pratico / tecnico dell’attività ma anche la tipologia, ad esempio:

  • “è preferibile optare per uno sport di squadra o per uno individuale?”
  • “Devo scegliere uno sport che possa rivelarsi utile in un prossimo futuro o è solo necessario che sia stimolante e divertente?”
  • “Il mio amico mi ha detto che ha iscritto sua figlia a un corso di atletica per bambini di 3 anni. E se mandassi anche mia figlia così potrebbe socializzare mentre fa sport?”

Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza.

Lo sport per i più piccoli

Lo sport per i più piccoli

Che l’attività fisica e sportiva favoriscano una crescita sana e un più armonioso sviluppo del bambino fin da piccolo è ormai una verità condivisa da tutti.

È sufficiente pensare a come la semplice ginnastica praticata dai 3 anni in su sia estremamente efficace come ausilio alla prevenzione dell’obesità infantile.[1]

Gli sport che possono essere praticati da bambini fin dai 2 o 3 anni sono un ottimo strumento atto al potenziamento dello sviluppo psicomotorio, sono utili per affinare le loro capacità e propensioni personali e, non in ultimo, favoriscono socializzazione e sviluppo del pensiero laterale.

Attenzione però alle nostre proposte per il bambino perché c’è un tempo per ogni cosa!

In questa particolare fascia d’età la pedagogia illustra chiaramente come il nostro IO sia completamente incentrato su se stesso e, di conseguenza, l’egocentrismo fa da padrone. Ci risulta quindi semplice comprendere come risulti poco lineare proporre uno sport di squadra o un’attività dove sia richiesto uno spiccato spirito di gruppo.[2]

Sarà quindi importante per i bambini e per la loro crescita individuale proporre in età infantile prevalentemente attività che possano essere considerate sport solo in senso lato. È fondamentale ricordare che fino all’età adolescenziale potrebbe risultare dannoso la pratica di uno sport con uno spiccato spirito agonistico.

La diffusa credenza che abituare un bambino a ritmi elevati possa aiutare fin da piccoli a costruire un carattere capace in futuro di una forte gestione dello stress è decisamente errata e rappresenta uno degli sbagli più gravi che si possano commettere nella crescita di un giovanissimo.

È fondamentale ricordare che da genitori, per aiutare i nostri figli a vivere serenamente ogni piccola o grande esperienza, abbiamo in mano una grandissima risorsa che spesso non consideriamo in fase di apprendimento: il gioco.

Nei bambini piccoli il gioco è direttamente proporzionale allo sviluppo sensoriale e motorio poiché promuove la padronanza delle capacità in via di sviluppo, ha un ruolo fondamentale nell’aiutare a mantenersi sempre attivi e reattivi influenzando abilità come creatività, problem-solving, consapevolezza corporea ed emotiva, competenze linguistiche, cognitive e sociali. Correre, saltare, svolgere facili esercizi di ginnastica o semplicemente divertirsi insieme a mamma e papà in casa o, se possibile, all’aperto, può aiutare anche i bambini timidi e più introversi a elaborare emozioni e vissuti a volte difficili da esternare.

Attraverso il gioco, infatti, i più piccoli possono riuscire ad esprimere emozioni e stati d’animo sia positivi che negativi, che spesso faticano a mostrarsi.

Crescendo e arrivati alla soglia dei 5 anni, le possibilità e anche le necessità del bambino cambiano in modo piuttosto marcato. In questo periodo il bambino ha un grande bisogno di movimento ma, essendo la sua capacità di concentrazione piuttosto limitata, le proposte motorie devono essere molteplici e ricche di variazioni.

In questo specifico passaggio di crescita è ancora fondamentale concentrarsi su attività sportive che non richiedano la visione e l’interazione di se stessi all’interno di una squadra o di un gruppo: chiedere a un bambino di 5 anni, ad esempio, di non tirare il pallone nella rete ma di passarlo al suo compagno che si trova smarcato accanto a lui è una richiesta non solo eccessiva ma anche per lui incomprensibile, contrastante con il suo attuale stato di egocentrismo e che, anche impegnandoci per diverso tempo, non riusciremmo comunque a fargli capire.

L'importanza del rispetto delle regole

Questo è il momento in cui dobbiamo fissare capi saldi per un solido futuro, introducendo concetti basilari come il rispetto delle regole.

Prediligiamo sempre sport individuali come la ginnastica, l’atletica leggera, lo sci o le arti marziali. Approcciamo a queste discipline conservando sempre una metodologia ludica ma facendo comprendere al nostro piccolo sportivo l’importanza delle regole che dovranno essere viste non come un ostacolo, ma come un mezzo per il raggiungimento di un obiettivo predeterminato.

Queste attività risultano particolarmente idonee in questa fascia d’età soprattutto se praticate a corpo libero e senza l’ausilio di attrezzi. Prendendo ad esempio le arti marziali, la pratica del Karate-do (letteralmente mano vuota) trova facile applicazione in quanto il bambino sarà chiamato a essere concentrato solo sulla gestione del suo corpo e non a preoccuparsi di attrezzi che, per il loro corretto utilizzo, possono richiedere un importante know-how non ancora acquisito.

Lo sport dopo i 7 anni

Superata la soglia dei 7 anni, possiamo allargare la visione sportiva dei nostri figli inserendo diversi altri sport che, vi assicuro, presto o tardi saremo chiamati a tenere in considerazione.

Questa è l’età giusta in cui possiamo iniziare a sviluppare un concetto di gioco di squadra, quindi via libera alla scuola calcio, la pallacanestro, il rugby, la pallavolo e a tutta la rosa dei più o meno famosi e praticati sport conosciuti.

Praticare sport a quest’età può regalare bellissime soddisfazioni: ci si può immedesimare nei propri idoli ed emularli durante il gioco sentendosi importanti e realizzati.

Attenzione però a non pensare di avere in casa dei piccoli Oliver Hutton o delle piccole Mimi Ayuara.

Parliamo di bambini di 7 anni che, nonostante possano fin da quest’età mostrare attitudini importanti per uno o per l’altro sport, è necessario vivano tutto questo ancora come un gioco. Al bando quindi l’agonismo e lo stress di classifiche, campionati e di giudicanti competizioni atte solo a etichettare qualcuno come migliore di qualcun altro. Un giudizio vissuto come negativo non può che demotivare la pratica sportiva e generare automatismi di autovalutazione che potrebbero poi sfociare in un precoce abbandono dell’attività stessa, patologia riconosciuta e identificata come dropout. (inserire hyperlink a precedente articolo “Ginnastica per bambini, come devono allenarsi i più piccoli”) Ricordiamoci sempre quindi di giocare a calcio, giocare a basket, pallavolo o qualsiasi altro sport ma sempre di giocare!

Attenderei fino ad almeno i 10 anni per inserire la pratica degli sport asimmetrici. Attività come la scherma, il tennis o il tiro con l’arco vengono definiti come asimmetrici perché favoriscono sollecitazione su una predominante parte del corpo. Padroneggiare queste complesse attività richiede competenze ancora in via di sviluppo in un bambino e causano una non proficua latenza della parte del corpo non dominante.

Esponendomi sul carico sportivo di un bambino, consiglierei una pratica che non sia superiore alle 2 volte a settimana con sessioni di allenamento limitate a 60 / 90 minuti. Lo sport deve essere associato a un corretto stile di vita, è quindi importante avere la possibilità di poterlo integrare nella nostra routine sin dalla più tenera età, senza però che questo gravi sul carico della nostra giornata, divenendo piuttosto il nostro naturale stabilizzante emotivo.

L'esercizio fisico aiuta a calmare la mente, moderare lo stress e combattere la depressione.

Facciamo sport quindi e facciamolo fare ai nostri bambini, facciamolo sempre, ma facciamolo sempre consapevolmente.

 

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