Come prevenire e trattare l’osteoporosi

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Dr. Alberto Fiorito 1
Dr. Alberto Fiorito

Medico Chirurgo. Specialista in medicina subacquea e iperbarica. Esperto in medicine integrate.

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Il termine osteoporosi indica il calo di densità minerale delle ossa ed è spesso correlato alla menopausa.

Si stima che in Italia l’osteoporosi colpisca circa 5.000.000 di persone, di cui l’80% sono donne in post menopausa1 

Anche se il gentil sesso sembra essere maggiormente esposto al rischio di contrarre questa malattia, gli uomini non ne sono certamente immuni.

Cos’è l’osteoporosi

L’osteoporosi è una malattia che interessa l’intero apparato scheletrico, contraddistinta da un calo di densità ossea e della qualità della struttura.

Il fatto che le ossa diventino più porose e fragili determina un elevato rischio di fratture, anche a causa di traumi lievi e di piccole sollecitazioni.

Le fratture più comuni correlate all’osteoporosi sono quella dell’anca, della colonna vertebrale, del femore e del polso.

L’osso non è un tessuto statico; esso si ripara e si rinnova in maniera ciclica, grazie alle cellule e ai vasi sanguigni che si trovano al suo interno e al supporto fornito da proteine, minerali e vitamine.

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Il rimodellamento osseo si verifica dalla nascita fino all'età adulta ed è responsabile dell'aumento della massa scheletrica e delle mutazioni della morfologia della persona.

Questo rinnovamento comincia a funzionare meno con l’avanzare dell’età, poiché anche le cellule di questo tessuto subiscono un graduale declino.

Fattori di rischio

L’osteoporosi si presenta principalmente nei soggetti anziani di entrambi i sessi, ma i fattori di rischio possono essere molteplici.

Scopriamo quelli immodificabili, per i quali purtroppo non si può fare nulla:

  • in età avanzata le ossa subiscono un fisiologico deterioramento che riguarda la loro struttura;
  • durante la menopausa, gli scompensi endocrini dati dal calo di produzione degli estrogeni influiscono sul deperimento del tessuto osseo;
  • a causa di patologie e anomalie ormonali, lo scheletro si indebolisce;
  • quando sono presenti in concomitanza altre malattie degenerative, come la cirrosi epatica, è più probabile l’instaurarsi  di osteoporosi;
  • in presenza di malattie autoimmuni del tessuto connettivo, cui l’osso appartiene, (come la sclerosi multipla e l’artrite reumatoide), la salute generale dello scheletro è messa maggiormente a repentaglio;
  • se sono presenti condizionamenti genetici o ereditari, vi è un rischio più elevato di contrarre la malattia.

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Vediamo ora i fattori di rischio modificabili, ovvero quelli per cui basta cambiare alcune abitudini affinché non abbiano un peso determinante, o siano del tutto evitati:

  • alimentazione scorretta, povera di vitamine, proteine e sali minerali;
  • magrezza eccessiva, anoressia, sovrappeso e obesità;
  • consumo di fumo e abuso di alcol;
  • stile di vita non salubre e inattività fisica;
  • eccessiva permanenza del corpo in microgravità (relativo soprattutto a chi pratica sport subacquei);
  • uso di farmaci anticoagulanti, antimicotici, cortisonici ed altri che vanno ad influire sul metabolismo osseo;
  • presenza di disturbi e malattie guaribili o che si possono tenere sotto controllo: algodistrofia, ipercalciuria, ipogonadismo, tumori ossei, iperomocisteinemia2.

Sintomi

Nella sua fase iniziale, l’osteoporosi non sempre si manifesta con sintomi chiari ma, una volta che la struttura e la densità cominciano ad indebolirsi, i sintomi possono essere i seguenti:

  • dolori alla schiena dovuti soprattutto a fratture o collassi vertebrali,
  • postura curva e graduale perdita di altezza,
  • fratture improvvise, causate da stress minimi.

Osteoporosi, quali sono i valori

Come prevenire e trattare l’osteoporosi - Quali sono i valori

Per avere una diagnosi accertata di osteoporosi, il medico richiede un esame specifico non invasivo, la densitometria ossea (MOC DEXA), che verifica lo stato della densità minerale ossea.

Nel referto, eseguito sapientemente dal radiologo, vi sono due valori da considerare: T score e Z score.

Il primo rappresenta il confronto tra il paziente che ha appena effettuato l’esame della densità ossea con un soggetto più giovane e sano; il secondo, lo Z score, rapporta i valori del paziente con quelli di una persona della sua stessa età e dello stesso sesso.

  • T score > 1: densità ossea normale
  • T score compreso tra 1 e 2.5: osteopenia (ovvero, vi è una riduzione della densità ma non c’è osteoporosi)
  • T score < 2.5: osteoporosi

Anche se il T score fornisce dei valori importanti, il quadro si completa soltanto con lo Z score. Se il valore risulta troppo alto o troppo basso, occorre rivolgersi ad uno specialista per fare una verifica più approfondita (capire se ci sono altre malattie, cercare di riconoscere le cause, ecc).3

A seconda della diagnosi, il medico prescrive una terapia adeguata al paziente  in relazione alla sua condizione attuale.

Ciò significa che, dopo un certo periodo di tempo (segnalato dallo  stesso medico), in presenza di osteoporosi, bisogna sottoporsi nuovamente all’esame radiologico di densitometria ossea per monitorarne l’evoluzione.

Osteoporosi giovanile

Anche se l’osteoporosi si presenta solitamente dopo i 50 anni, esiste una manifestazione prematura (e più rara) di tale malattia, che colpisce i bambini poco prima dell’età puberale, tra gli 8 e i 12 anni.

Conosciuta come osteoporosi giovanile idiopatica, questa patologia si palesa con:

  • dolore nella parte bassa della schiena, fianchi, ginocchia, caviglie e piedi;
  • difficoltà di deambulazione;
  • cifosi (accentuazione della curvatura della colonna vertebrale con convessità posteriore = gobba);
  • collasso e frattura vertebrale;
  • perdita di peso;
  • fratture alle gambe, alle caviglie e ai piedi.

Le cause dell’osteoporosi giovanile idiopatica non sono ancora state rilevate, ma solitamente si tratta di una patologia che si risolve dopo l’età puberale (se ben curata).

Una volta valutati sintomi ed esami e avuta la diagnosi, il medico prescrive la terapia adeguata alla persona.

Qualora invece si trattasse di una osteoporosi giovanile ma correlata ad altre patologie importanti, come l’artrite reumatoide o il cancro, si potrebbe parlare di osteoporosi giovanile secondaria e anche in quel caso è sempre il medico a dover stabilire la terapia migliore.

Artrite reumatoide

L’artrite reumatoide presenta un fattore di rischio per l’osteoporosi poiché arreca notevoli danni alle articolazioni e alla massa ossea.

Si tratta di una malattia infiammatoria cronica autoimmune, la quale colpisce la membrana sinoviale (ovvero il rivestimento delle articolazioni) provocando gonfiore, dolore e rigidità articolare, con conseguente perdita di funzionalità e deformazione4.

Le persone affette da artrite reumatoide hanno un rischio 1,5 volte maggiore di contrarre fratture a causa della perdita di massa ossea, in confronto ad una persona sana.

Per evitare gravi degenerazioni e per non esporsi ad un rischio maggiore, è importante la diagnosi precoce.

Proprio per questo, chi ha l’artrite reumatoide deve discutere col proprio medico delle modalità di prevenzione da applicare per evitare un ulteriore problema alle ossa.

Attraverso esami specifici (come la tomografia), è possibile monitorare lo stato di salute delle ossa e capire quando e in che modo bisogna cominciare a curarsi.

Oltre ai medicinali (se previsti), gli esperti consigliano di evitare fumo e alcol, avere una sana alimentazione, praticare un regolare esercizio fisico, assumere integratori di calcio e vitamina D.

Carenza di vitamina D

La vitamina D svolge un ruolo fondamentale nella formazione e nel mantenimento in salute delle ossa. Essa infatti facilita l’assorbimento di calcio e fosforo, migliorando la mineralizzazione dell’osso.

La sua funzione è inoltre quella di reintegrare l’ossodurante il suo rimodellamento .

In parole povere, la vitamina D influisce sulla densità e sulla qualità dell’osso; ecco perché la sua carenza provoca rachitismo nei bambini e osteoporosi negli adulti.

La vitamina D viene attivata con il contributo essenziale dell’esposizione al sole attraverso la pelle; essa è presente in pochissimi alimenti (principalmente frutti di mare e pesce grasso), ed è per questo che spesso bisogna ricorrere all’uso di integratori specifici per potere sopperire alla sua mancanza.

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I soggetti con maggiore necessità di vitamina D sono: neonati, bambini, donne in gravidanza o in fase di allattamento e anziani al di sopra dei 70 anni.

Esistono patologie che ostacolano l’assorbimento della vitamina D; tra esse:

  • morbo di Crohn,
  • celiachia,
  • obesità,
  • fibrosi cistica,
  • insufficienza renale.

Prevenire l’osteoporosi

Poiché non è possibile guarire dall’osteoporosi, una volta contratta la malattia è importante farsi seguire da un medico specializzato per trovare cure adeguate che scongiurino qualsiasi tipo di degenerazione.

Ciò che si può fare, però, è prevenire tale problema, soprattutto nel caso di soggetti a rischio, ovvero con familiarità oppure con patologie autoimmuni (di cui si è parlato nei fattori di rischio).

  • anzitutto bisogna avere un’alimentazione equilibrata e sana, per esser certi di apportare al corpo tutti i nutrienti di cui necessita. Ciò vuol dire che non bisogna essere né in sottopeso né in sovrappeso, ed avere una particolare attenzione al giusto apporto proteico, essenziale costituente della matrice ossea, come anche a quello minerale, che la fortifica e la rende resistente.
  • Evitare fumo e alcool.
  • Svolgere una regolare attività sportiva.
  • Mantenere un adeguato apporto di calcio e vitamina D, anche con integratori specifici.

L’importanza del microbiota

Alcuni studi recenti hanno messo in evidenza l’importanza del microbiota nella cura dell’osteoporosi. Le componenti del microbiota intestinale sono in grado di regolare il metabolismo osseo, ovvero l'assorbimento e la formazione ossea nell'intero processo di crescita e sviluppo umano.

Il microbiota intestinale ha un ruolo importante anche nell'assorbimento della vitamina D e del calcio, micronutrienti indispensabili per mantenere in salute le ossa.
Rafforzare il microbiota intestinale con prebiotici e probiotici, oltre a rafforzare l’equilibrio gastro-intestinale, sostiene quindi anche il benessere scheletrico. Ecco perché le malattie ossee infiammatorie o metaboliche, come l'osteoporosi, sono associate sia a condizioni naturali che ad alterazioni microbiche intestinali.
Gli integratori specifici dunque apportano benefici sia in condizioni fisiologiche che patologiche.
È stato dimostrato infatti che l’uso di probiotici favorisce il rafforzamento della massa ossea in soggetti sani, ma anche in quelli colpiti da osteoporosi primaria e secondaria.5

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