Le fasi e i consigli per lo svezzamento del lattante

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Cos’è lo svezzamento

Lo svezzamento è il passaggio del lattante dalla nutrizione esclusivamente lattea a quella con cibi semi-solidi e solidi.

Ci si riferisce ad una fase abbastanza lunga della crescita del bambino in cui, in maniera graduale, s’incomincia ad introdurre un’alimentazione complementare al latte materno o artificiale fino al completo abbandono di quest’ultimo.

Il latte infatti contiene tutti i nutrienti di cui il piccolo ha bisogno ma, ad un certo punto della crescita, il suo apporto non risulta più sufficiente per soddisfare pienamente le esigenze alimentari del bambino.

Quando inizia e quando termina

Oltre ad essere un processo naturale, talvolta la scelta di svezzare i propri figli può essere dettata dai bisogni personali del piccolo e/o della madre, da necessità lavorative, oppure condizionata da aspetti socio-culturali.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità, però, si è espressa in merito già nel lontano 2008, fornendo delle linee guida che anche altri importanti organi internazionali hanno sposato, tra cui l’European Food Safety Authority, l’European Society for Pediatric Gastroenterology, Hepatology and Nutrition e l’American Academy of Pediatrics.

La raccomandazione è di nutrire il bambino esclusivamente con il latte materno dalla sua nascita fino a 6 mesi di vita, ma ci sono bambini allattati artificialmente sin dalla nascita o dai primi mesi e mamme che sono costrette ad anticipare la interruzione della alimentazione esclusivamente lattea a causa del termine del congedo di maternità dal lavoro.

Alcuni bambini cominciano per questo ad essere svezzati già a 5 mesi.

Lavori scientifici hanno mostrato che i lattanti svezzati tra i 5 e i 6 mesi di vita hanno meno probabilità di divenire obesi in età prescolare rispetto ai bambini che iniziano prima lo svezzamento.

Altri motivi per i quali non è consigliabile avviare lo svezzamento prima riguardano il fatto che il lattante non ha ancora acquisito la facoltà di afferrare, gestire, masticare (anche senza avere i denti) e deglutire cibi cremosi, che col passar del tempo diventano più solidi, il riflesso faringeo con la crescita retrocede dalla parte anteriore della bocca un po’ più indietro e concede la possibilità al bambino di accettare sulla lingua il cucchiaino senza provare il riflesso del vomito, la maturazione gastrointestinale viene raggiunta intorno ai 5-6 mesi ed infine è proprio a quest’età che il bambino riesce a stare seduto mantenendo la schiena dritta, senza aiuto. Porre il piccolo in una posizione corretta quando deve mangiare è molto importante poiché, oltre a scongiurare soffocamenti, favorisce:

  • l’ingestione del cibo
  • la digestione
  • la partecipazione attiva ai pasti
  • l’educazione a stare seduti composti a tavola.[1]

Prima di procedere con lo svezzamento, è opportuno chiedere consiglio al pediatra, il quale è in grado di valutare le condizioni di salute del piccolo e stabilire uno schema alimentare ad hoc, grazie al quale è possibile evitare carenze di nutrienti indispensabili per la crescita.

Lo svezzamento comincia dunque dai 5-6 mesi e termina intorno ai 2 anni.

Durante questo periodo, anche se alcune poppate vengono sostituite dai cibi semi-solidi e solidi, l’allattamento non deve essere interrotto poiché il latte materno completa la nutrizione del bambino fornendo, inoltre, un’importante protezione contro problemi gastrointestinali e patologie di varia natura.

Quando il latte materno non è sufficiente, è meglio utilizzarne uno artificiale adeguato, ma non il latte vaccino.

Quest’ultimo infatti non è mai consigliato durante il primo anno di vita del bambino a causa delle sue caratteristiche nutrizionali (per esempio troppe proteine e ferro meno assorbibile) coerenti con la crescita del vitello (il latte è il cibo dei cuccioli di mammifero ed è del tutto specie-specifico) e non del cucciolo di Homo sapiens sapiens!

Schema dello svezzamento

Lo schema dello svezzamento è una tabella di riferimento che riporta le linee guida per assicurare al bambino una nutrizione completa.

Esso può cambiare in base all’età del piccolo e all’introduzione di nuovi cibi. Insieme ai genitori è il pediatra a fornire tutti i consigli utili e uno schema per lo svezzamento al quale attenersi.

Solitamente, per incitare il piccolo a mangiare la pappa e ad abituarsi così ad una nutrizione diversa da quella consueta, si parte col sostituire un solo pasto principale. Gradualmente vengono poi aggiunti anche gli altri due. Si introduce la frutta quando si inizia la pappa, non prima.

La prima pappa è rigorosamente preparata con brodo vegetale, cereali ed omogenizzato (il liofilizzato veniva usato maggiormente quando si svezzava più precocemente, oggi non si usa per forza).

Lo schema dello svezzamento prevede:

  • 3 o 4 pasti con latte
  • pranzo con pappa in brodo vegetale, cereali, olio di oliva evo (ricco di omega 9) o olio di lino (ricco di omega 3), omogenizzato di carne o legumi,
  • cena con pappa in brodo con cereali e carne o legumi diversi da quelli del pranzo.
  • Spuntino a metà mattino e merenda con frutta fresca preferibilmente biologica e a km0 o yogurt baby food.

Tra gli alimenti consigliati dai 6 mesi in poi vi sono: carote, zucchine, zucca, sedano, bietola, patate, finocchio, farina di riso, mais e tapioca, crema di riso, o cereali in chicco bolliti e passati, pastina apposita per lo svezzamento, carne bianca (agnello, coniglio, tacchino), lenticchie decorticate o piselli spezzati bolliti e passati, parmigiano 36 mesi di invecchiamento, mela, pera, banana.

Dai 7-8 mesi è possibile aggiungere: verza, cavolfiore, cipolla, spinaci, pomodori, melanzane, orzo, miglio, farro, legumi anche interi da ammollare,  carne rossa, pesce, uova.

Ricordiamo la necessità che in queste prime fasi della vita la nutrizione sia molto controllata anche a livello qualitativo. Il baby food è ben protetto dalla legislazione; quando ci occupiamo di acquistare la materia prima per i nostri bambini ricordiamo che pesticidi ed interferenti endocrini possono danneggiare, se assunti nel tempo, lo sviluppo ormonale e neurologico. Ricordiamo che il cibo è in grado di produrre rapidamente delle alterazioni nella funzione del DNA e che nei primi 1000 giorni di vita (dal concepimento ai due anni) questo avviene in maniera importantissima determinando la traiettoria del programma di crescita.

Consigli utili

Per rendere più facile la fase di svezzamento e per favorire la salute del bambino, è consigliabile:

  • evitare il consumo di zucchero e sale nei primi 2 anni di vita (per alcuni pediatri invece questa regola vale solo per il primo anno);
  • condire la pappa con olio extravergine di oliva, parmigiano o lievito alimentare in scaglie e qualche goccia di limone crudo (la vitamina C facilita l’assorbimento del ferro contenuto nei vegetali);[2]
  • lavare le manine al bambino prima di farlo mangiare;
  • munirsi di pazienza ed incoraggiare i piccoli a mangiare, ma senza forzarli;
  • qualora non dovessero apprezzare particolarmente un alimento sarebbe opportuno prepararlo diversamente (magari abbinato con altri cibi) e riproporlo dopo qualche giorno, in modo che il bambino segua una dieta varia e completa, acquisendo al contempo sane abitudini alimentari;
  • evitare distrazioni durante i pasti (tv, tablet ecc.);
  • le quantità degli alimenti aumentano man mano che il bambino cresce; pertanto è opportuno chiedere consiglio al pediatra per effettuare eventuali cambi di dose;
  • oltre alla quantità, anche la consistenza del cibo cambia in base alle possibilità del piccolo che, soprattutto con la nascita dei nuovi dentini, diventa man mano più bravo a masticare.

Alimenti allergizzanti

In passato si sosteneva che gli alimenti considerati “allergizzanti” dovessero essere inseriti nella dieta dei bambini il più tardi possibile.

Oggi, grazie ai numerosi studi effettuati, è stato dimostrato che questa modalità di somministrazione non consente di prevenire eventuali allergie alimentari o celiachia, che si potrebbero comunque sviluppare nel futuro.[3]

Introdurre gli alimenti allergizzanti può soltanto ritardare la comparsa dei sintomi nei bambini predisposti e ciò consente di fare anche una diagnosi più precisa.

È pertanto importantissimo lasciarsi guidare dal pediatra nella scelta e nell’introduzione (graduale) degli alimenti per non avere problemi.

Ricette svezzamento

svezzamento neonato

La ricetta che viene preparata più frequentemente durante il periodo dello svezzamento è quella del brodo vegetale, elemento principale dell’alimentazione dei più piccoli; vediamo quindi come farlo.

Brodo vegetale

Far bollire in un litro d’acqua: due verdure di stagione biologiche più una terza che verrà variata ogni 3 giorni (se il bambino presenta sintomi allergici ci sarà più facile comprenderne la origine) nella quantità di circa 250-300 gr

Quando comincia il bollore, attendere che il brodo dimezzi il suo volume e rimuovere le verdure (prendere solo il brodo colato).

Prima pappa

Togliere dal fuoco 200 ml del brodo vegetale appena preparato, aggiungere a crudo 15 grammi di crema di riso o mais e tapioca, 5 grammi di omogeneizzato di agnello, coniglio o tacchino, un cucchiaino di parmigiano grattugiato o un cucchiaino di lievito alimentare in scaglie, un cucchiaino di olio extravergine di oliva o di lino e lasciare intiepidire leggermente. Aggiungere qualche goccia di limone.

Il pranzo (o la cena) è servito!

Auto-svezzamento

È possibile per i genitori decidere di optare per l’auto-svezzamento[4], una pratica “emozionale” che consente al bambino di scegliere autonomamente cosa mangiare.

Questa tecnica, che consiste nell’allattare il proprio bambino e solo secondariamente farlo sedere a tavola con i genitori durante i pasti familiari con un piatto con del cibo solido sopra, permette al bambino di decidere da solo, di non essere forzato in alcun modo e di non vivere lo svezzamento come una imposizione[5].

Spesso il percorso dell’auto-svezzamento viene scambiato per una estrema facilitazione nel senso che al bambino auto-svezzato viene semplicemente dato tutto ciò che mangiano “i grandi” senza alcun rispetto per la sua specificità.

Il bambino non è un adulto piccolo! Se si decide per l’auto-svezzamento (e questa modalità di introduzione del cibo solido ha di certo una sua importanza) bisogna però ricordarsi che saranno gli adulti ad adeguarsi al piccolo scegliendo per sé i cibi che il bimbo può mangiare. Così è importante che i genitori conoscano i tempi di introduzione dei cibi solidi anche se percorrono con i propri figli questa via.

Poiché al bambino in auto-svezzamento viene offerto cibo “intero”, non liquido, è importante che i genitori siano sempre presenti mentre il bambino mangia o gioca con il cibo e che sappiano effettuare eventualmente le manovre anti-soffocamento anche se è davvero difficile che accadano problemi.

Molti genitori scelgono di svezzare i loro figli con entrambe le modalità discusse (pappe e auto-svezzamento): a pranzo offrono la pappa con il cucchiaino (spesso le mamme lavorano e preferiscono sapere con precisione ciò che i loro figli mangiano in loro assenza, inoltre la pappa è bilanciata dal punto di vista nutrizionale), di sera invece li siedono a tavola con loro dopo averli allattati permettendo ai figli un percorso emozionale e personale con il cibo solido.

Importante riconoscere che i bambini non sono tutti uguali e che vanno rispettate quindi le specificità di ognuno. A garantire la bontà dei percorsi saranno i dati di crescita che il pediatra apporrà sulle tabelle durante le visite di controllo e le acquisizioni delle competenze.

 

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