Differenza tra gengivite e parodontite

Tomasini
Dr. Gabriele Tomasini

Medico Chirurgo, Specialista in Odontostomatologia

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Le infezioni batteriche, una non corretta igiene orale ed altri problemi al cavo orale, sono spesso la causa di problemi di lieve o di forte entità, come gengivite e parodontite.

Si tratta in entrambi i casi di affezioni dei tessuti (costituenti il parodonto) che hanno la funzione di mantenere e preservare il dente nell’alveolo (l’osso che lo ospita), dovute a fattori infettivi, chimici o traumatici.

Differenza tra gengivite e parodontite

La gengivite e la parodontite sono due aspetti della stessa patologia, detta Malattia Parodontale, che interessa il parodonto; la prima è un’infiammazione reversibile, mentre la seconda non lo è, a meno che non si riesca ad intervenire nella sua fase iniziale di sviluppo.

Quale che sia l’aspetto clinico della malattia Parodontale, è bene ricordare che all’origine troveremo quasi sempre una familiarità ed una predisposizione genetica.

Che cos’è la gengivite

La gengivite è un’infiammazione transitoria dei tessuti gengivali, la quale può evolvere in parodontite se non curata bene.

Essa si manifesta con un dolore generale che coinvolge tutti i denti, alitosi, ipersensibilità, forte rossore, rigonfiamento e sanguinamento delle gengive.

La sua comparsa è dovuta principalmente all’accumulo di placca e tartaro, ma anche ad altre cause e concause, tra cui:

  • Scarsa igiene orale
  • Malposizione dentaria
  • Abuso di alcool e fumo
  • Stress
  • Dispositivi dentali non adeguati
  • Carenza di vitamina C
  • Uso di alcuni farmaci
  • Cambiamenti ormonali dovuti a gravidanza, ciclo mestruale o all'uso di pillole anticoncezionali possono indebolire le difese immunitarie e favorire infiammazioni e infezioni.
  • Malattie croniche come Diabete, cancro, HIV costituiscono importanti fattori di rischio
  • Alterazione della flora batterica del cavo orale, come conseguenza di un’alterata flora batterica intestinale

Per assicurarsi che la salute della bocca non venga messa in pericolo col degenerare della gengivite, è consigliabile rivolgersi tempestivamente al proprio dentista per una visita approfondita.

Normalmente, il trattamento prevede l’ablazione del tartaro (pulizia dei denti) e, solo in alcuni casi, l’uso di antibiotici.[1]

Che cos’è la parodontite

Mentre la gengivite interessa solo uno dei tessuti di sostegno del dente (la gengiva), la parodontite è una malattia infiammatoria degenerativa che colpisce tutto il parodonto (tutti i tessuti che sorreggono il dente): gengiva, osso alveolare, legamenti parodontali e cemento radicolare. La parodontite è una patologia polimicrobica e multifattoriale, quindi generata dall’azione di batteri che si annidano nella placca e nel tartaro, ma tenendo presente che:

“Le popolazioni batteriche sono fondamentali, ma da sole insufficienti affinché si sviluppi e progredisca la malattia parodontale” (Amar e Chung 1984),

Spesso troveremo associate concause come:

  • fumo
  • alcool
  • cattive abitudini alimentari
  • carenza vitamina D
  • scarsa igiene orale
  • sistema immunitario depresso
  • infezioni batteriche
  • fattori ereditari
  • disbiosi intestinale
  • malattie metaboliche (diabete, osteoporosi)
  • interventi odontoiatrici incongrui.

Come evidenziato da recenti e approfondite ricerche, la Parodontopatia può essere spesso segno prodromico e fattore aggravante di patologie sistemiche importanti come Diabete tipo 2, Sindrome Metabolica, Obesità, Patologie cardiovascolari, Artrite Reumatoide, Degenerazione Maculare Senile, Gravidanza a pretermine, M. di Alzheimer ed altre.

Di recente è stata notata l’associazione tra un batterio proprio della Parodontopatia e la progressione ed aggravamento del cancro del colon-retto.

La parodontite è una malattia infettiva ma non contagiosa, attraverso i normali strumenti di contatto: bicchiere, posate ecc.[2]

I microrganismi che procurano la parodontite, insinuandosi tra il dente e la gengiva, producono un’intensa azione infiammatoria che evolve con rapidità verso la degenerazione dei tessuti, cioè con la formazione di tasche parodontali, assottigliamento dell’osso e recessione gengivale (le gengive si ritirano).

A ciò consegue la mobilità dentale e la perdita dei denti.

Come diagnosticare una malattia parodontale

Poiché la malattia parodontale non sempre si manifesta con sintomi chiari, se non in fase avanzata, il consiglio di tutti gli esperti è di sottoporsi a visite specialistiche periodiche.

In questo modo, attraverso numerosi approfondimenti, il medico è in grado di comprendere lo stato di salute della bocca.

Solitamente, la parodontite può essere preceduta da gengiviti acute o croniche, accompagnate da sanguinamento durante la quotidiana igiene orale.

Nel momento in cui si avvertono tali sintomi, bisogna immediatamente rivolgersi al parodontologo per comprendere se si tratta di un’infezione o un’infiammazione passeggera, oppure se si tratta della parodontite.

Quando ci si accorge invece della mobilità dentale, è già piuttosto tardi per evitare la perdita dei denti.

La parodontite è curabile?

Se presa in tempo la parodontite è curabile, così come la gengivite, grazie all’intervento di un parodontologo, un dentista e un igienista dentale.

Esistono diversi trattamenti, i quali vengono eseguiti in base alla gravità della malattia.

Il fine ultimo dei diversi metodi di cura è quello di preservare il più possibile la salute del dente e di tutta la struttura intorno ad esso, in particolare quella dell’osso e dei legamenti attraverso cui il dente vi si mantiene saldamente ancorato.

Quale che sia il tipo di trattamento parodontale proposto, va sempre considerata la necessità ridurre la gravità dei fattori concausali e delle patologie associate.

Vediamo quali sono i metodi non invasivi più usati:

  • ablazione del tartaro professionale
  • levigatura della radice
  • curettage gengivale e sottogengivale
  • decontaminazione con il laser
  • uso di antibiotici per combattere la proliferazione dei batteri nei casi più gravi

A questi si aggiungono procedure più impattanti per i casi più gravi:

  • intervento chirurgico che rimuove tutti i tessuti interessati da parodontite
  • rigenerazione dell’osso, laddove possibile
  • innesto di tessuto molle, soprattutto quando la gengiva si è ritirata.[3]

Si può curare la parodontite con dispositivi meccanici?

L’uso di dispositivi meccanici, come gli ultrasuoni ed il laser, è molto efficace nella rimozione del tartaro e della placca batterica, ma deve necessariamente essere accompagnata da altri tipi di trattamento.

Il laser quindi, riuscendo a raggiungere i punti più scomodi in cui si trovano i batteri, risulta molto efficace, ma non può da solo sostituire tutti gli strumenti.

In base alla gravità della malattia e alla quantità di tessuti colpiti, il parodontologo sceglie l’uso dei diversi strumenti che devono essere di supporto al laser.

Parodontite giovanile aggressiva

Anche se risulta più facile collegare la parodontite all’età senile, vi sono forme di tale malattia che si possono verificare anche in età giovane, interessando sia i denti da latte che quelli definitivi.

Qualora non vi fossero adeguate regole igieniche, anche i bambini potrebbero essere interessati da questo problema. Spesso nelle adolescenti può comparire con il menarca, come conseguenza dei cambiamenti ormonali.

Si tratta quindi di una forma di parodontite giovanile aggressiva, che colpisce appunto i più giovani e che si manifesta con tasche parodontali, mobilità dei denti, sanguinamento e gengivite.

Se non identificata e curata in tempo, essa potrebbe provocare la caduta precoce dei denti.

Le cause principali sono:

  • familiarità o predisposizione genetica,
  • azione batterica,
  • scarsa igiene orale.

Il trattamento è più meno lo stesso della parodontite cronica, con l’aggiunta di antibiotici.[4]

Parodontite in gravidanza

Durante la gravidanza, i cambiamenti del corpo che avvengono grazie all’azione degli ormoni influiscono anche sulla salute orale.

L’aumento di progesterone ed estradiolo può indebolire il sistema immunitario e facilitare le infiammazioni gengivali (gengivite gravidica o epulide), che talvolta si trasformano in parodontite.

È molto importante, anche in questa fase, curare la propria igiene orale.

La parodontite in gravidanza, infatti, è comunque causata da placca batterica e tartaro, ma gli ormoni possono peggiorare le condizioni.

Contrarre la parodontite in gravidanza può essere rischioso per il bambino, che potrebbe nascere sottopeso o prematuro.

La prevenzione quindi diventa ancora più importante, per evitare l’uso di farmaci o di sottoporsi a particolari trattamenti che non sono raccomandati durante la gestazione.

Pulizia dei denti

L’ablazione del tartaro (pulizia dei denti professionale), deve essere eseguita da figure specializzate nella cura del parodonto, come l’igienista dentale ed il parodontologo.

L’igiene orale quotidiana non è sempre sufficiente a rimuovere il tartaro che si deposita nei punti più difficili da raggiungere con lo spazzolino, quindi è importante sottoporsi periodicamente a sedute di igiene dentale effettuate dallo specialista.

L’igiene dentale professionale deve essere eseguita almeno una volta ogni sei mesi, in condizioni normali; mentre i pazienti affetti da parodontite cronica o aggressiva hanno tempi più ristretti. Infatti devono sottoporsi a controllo ed eventuale trattamento ogni 2-4 mesi a seconda della gravità dei casi.

Igiene orale domiciliare

Igiene orale

L’igiene orale domiciliare è la più importante forma di prevenzione contro la parodontite e le altre infiammazioni o infezioni del cavo orale.

Ciò che conta, però, è che venga eseguita in maniera corretta:

  • lavare i denti tutti i giorni 3 volte al giorno, dopo i pasti e in maniera particolare prima di andare a dormire;
  • da preferire l’uso di uno spazzolino elettrico con le seguenti caratteristiche: testina rotonda setole morbide, sensore di pressione, velocità regolabile e facilmente igienizzabile. Importante sarà una tecnica di utilizzo che potrà essere consigliata dall’igienista dentale durante la seduta di istruzione di igiene orale.
  • In seconda istanza usare uno spazzolino manuale con setole sintetiche, corto (deve coprire l’area massima di uno-due denti) e di media durezza;
  • spazzolare bene tutte le aree del dente (non solo quella frontale) eseguendo un movimento verticale sulla faccia anteriore “dal rosso al bianco”, ovvero dalla gengiva al dente, dal basso verso l’alto nell’arcata inferiore e, viceversa, dall’alto verso il basso nell’arcata superiore; spazzolare bene successivamente le superfici articolari (la faccia masticatoria del dente) ed infine quella interna, sia mandibolare (inferiore) che mascellare (superiore);
  • usare filo interdentale per rimuovere residui negli spazi interdentali stretti e scovolini negli spazi interdentali più larghi;
  • non comprare mai prodotti per l’igiene orale di scarsa qualità, poiché possono provocare infezioni e problemi gravi alla bocca;
  • usare solo se necessario un collutorio che abbia la specifica funzione di coadiuvare l’azione detergente, antinfiammatoria e antisettica dello spazzolino, del filo interdentale e degli scovolini, scegliendolo con cura (ne esistono a base di principi naturali, non aggressivi, che non compromettono il delicato equilibrio della flora batterica orale);
  • usare il dentifricio in davvero modica quantità, poiché ha un ruolo secondario rispetto a quello fondamentale dello spazzolino, del filo e degli scovoli. Per quanto riguarda l’igiene orale, è consigliabile effettuare una visita dall’Igienista Dentale o dal Dentista almeno una volta ogni 6 mesi.

 

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