Come prevenire la formazione di tartaro e carie

Tomasini
Dr. Gabriele Tomasini

Medico Chirurgo, Specialista in Odontostomatologia

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Che l’igiene orale sia importantissima è fuor di dubbio, ma quali sono le conseguenze che si potrebbero verificare quando questa pratica non viene effettuata nella maniera corretta?

La placca, il tartaro e la carie, se non prevenute e curate bene, possono arrecare danni ai denti e a tutta la bocca: gengivite, parodontite, sacche parodontali, caduta dei denti.

Cos’è la placca e cos’è il tartaro?

La placca è una patina opaca giallastra che si forma sui denti quando diversi elementi si combinano tra loro e si depositano in superficie: batteri, saliva, cellule morte, residui di cibo, bevande e nicotina.

Solitamente la placca si forma nelle parti dove ci sono spazi o insenature, come gli incavi tra la corona (parte visibile del dente) e la gengiva, o quelli tra un dente e l’altro; ciò accade principalmente a causa di una scarsa o poco accurata igiene dentale quotidiana.

Soprattutto se i denti sono storti o larghi, è più facile che la placca s’insinui e, dopo un po’ di tempo, arrivi addirittura a cristallizzarsi, generando così il tartaro.

Differenza tra placca e tartaro

La placca è quindi un film batterico colloso, mentre il tartaro è il suo stadio degenerativo, ovvero un deposito batterico mineralizzato.

Oltre che dalla composizione, la differenza tra placca e tartaro è data dal fatto che la prima può essere rimossa facilmente con lo spazzolino, mentre il tartaro, essendo più duro e compatto, risulta più difficile da pulire senza una detartrasi professionale (quella che comunemente definiamo pulizia dei denti).

La superficie del tartaro è porosa e per questo si tinge facilmente con i pigmenti di ciò che viene a contatto col cavo orale: tabacco, caffè, coloranti naturali o artificiali presenti nei cibi e nelle bevande ecc.

Proprio per questo il tartaro può avere un colore che varia dall’avorio fino ad arrivare al marrone, o addirittura al nero.

La presenza di tartaro bianco o nero dipende sia da ciò che si ingerisce che da quanto tempo esso si è formato.

Ciò che determina la gravità del problema, è invece la sede in cui s’insinua il tartaro:

  • nella parte sopragengivale, ovvero sulla superficie del dente e sopra il margine della gengiva;
  • nella parte sottogengivale, cioè sotto la corona del dente e del margine gengivale, sul cemento che ricopre le radici .

Il secondo tipo è quello che richiede maggiore riguardo e un trattamento tempestivo, se si vuole evitare la formazione di vere e proprie tasche parodontali.[1]

La sua presenza non è sempre visibile ad occhio nudo, poiché potrebbe essere coperto in parte dalla gengiva o semplicemente mimetizzarsi con essa, a causa della sua pigmentazione scura dovuta alla presenza di sangue in quell’area e al suo tempo di mineralizzazione. Il tartaro sottogengivale formatosi da più tempo (che ha dunque subìto un processo di mineralizzazione più lungo) è visibile soltanto attraverso una radiografia.

Come rimuovere il tartaro

come rimuovere il tartaro

La formazione del tartaro è quasi sempre asintomatica, ma in alcuni casi essa si manifesta con alitosi, sanguinamento gengivale, carie dentale e mobilità dentale.

Cosa bisogna fare quando ci si accorge di avere il tartaro?

Quando l’igiene orale quotidiana non riesce a pulire a fondo i denti dal tartaro più ostinato, bisogna necessariamente rivolgersi ad un igienista dentale o un dentista, unici professionisti in grado di rimuovere il tartaro attraverso la pulizia dei denti (ablazione del tartaro o detartrasi professionale).

Con quale frequenza occorre fare la pulizia dei denti?

I tempi sono dettati dalle esigenze della persona, che potrebbe dover ricorrere a tale pratica ogni 6 mesi (ogni 3 nei casi più seri) o ogni anno.

Cos’è la Carie

La carie è una progressiva degenerazione dei tessuti formanti il dente,  che si localizza dapprima esternamente e, col suo aggravamento, evolve verso la formazione di una cavità.

A partire da una piccola lesione a carico dello smalto, la carie pian piano ne pervade tutto il suo spessore fino a giungere alla dentina.

Una volta che la carie comincia ad interessare la dentina, il tessuto interno perde la sua protezione, s’indebolisce notevolmente, diventa scuro e tende a sgretolarsi.

Le carie possono essere classificate in superficiali, medie e profonde, a seconda di quanto il processo patologico sia distante dalla cavità pulpare sottostante la dentina, che ospita il tessuto nervoso e quello vascolare del dente, mantenendolo vitale.

  • La carie superficiale è quella che colpisce solo lo smalto e la parte superficiale del dente. Essa non sempre si manifesta con sintomi chiari, se non con lievi fastidi o ipersensibilità al freddo.
  • La carie media interessa anche la dentina e provoca dolore quando il cibo, soprattutto quello duro, comprime il dente interessato.
  • La carie profonda invece provoca un’infezione della polpa dentale e un aumento della possibilità di necrosi della zona, con conseguente dolore vivo e successiva perdita del dente. I sintomi di questo stadio avanzato sono: alito cattivo, sapore di marcio, dolore forte e continuo anche senza sollecitazioni, ipersensibilità al caldo/freddo e ai cibi duri.

Le cause della carie possono essere diverse:

  • Eccessivo consumo di zuccheri
  • Presenza di batteri e altri agenti patogeni nel cavo orale
  • pH acido della saliva
  • Presenza di placca e tartaro
  • Poca o inadeguata igiene dentale, soprattutto dopo aver consumato cibi e bevande dolci
  • Fumo

Come curare una carie

La cura della carie è rivolta all’arresto del processo distruttivo del dente, con conseguente scomparsa del dolore e degli altri sintomi.

L’unico in grado di eseguire tale compito è il dentista, il quale valuta la gravità delle condizioni mediante una visita approfondita e talvolta con l’ausilio di una radiografia.

  • Nei casi più lievi è possibile intervenire con un trattamento al fluoro, elemento in grado di rallentare il processo di demineralizzazione e di curare il dente.
  • Quando la carie interessa lo smalto, a volte bisogna rimuovere la parte intaccata con l’aiuto del trapano e otturare il dente.
  • In presenza di una carie profonda, il medico deve comprendere di che tipo di danno si tratta. L’intento è sempre quello di conservare il più possibile la vitalità del dente, rimuovendo i tessuti infetti e ripulendo accuratamente le parti sane.
    Quando tuttavia la maggior parte del dente è compromessa, bisogna procedere con la sua devitalizzazione[2] (l’asportazione chirurgica della polpa dentaria) o, se troppo danneggiato, alla sua l’estrazione.

Con i denti storti aumenta il rischio di carie?

Quando i denti sono storti, è importante rivolgersi al proprio dentista per cercare di trovare una soluzione al problema.

Non si tratta infatti di un semplice inconveniente antiestetico, ma di una condizione che potrebbe provocare conseguenze serie al cavo orale e a tutto il corpo.
Infatti, quando i denti sono storti e si accavallano in alcuni punti, diventa difficile eseguire una corretta pulizia quotidiana.

Ciò favorisce il deposito di batteri e residui di cibo tra essi, con conseguente aumento di rischio di carie, tartaro, gengivite, sacche parodontali e parodontite.
Inoltre, i denti storti espongono la persona anche a problemi di salute generale.

Essi possono causare malocclusione e una serie di altre condizioni che ne derivano: difficoltà digestive, mal di testa, disturbi alla colonna vertebrale e alla postura, ecc.

Quali sono le regole di prevenzione per evitare la formazione di tartaro e carie?

Occuparsi della salute della bocca equivale a prendersi cura di tutto il corpo, per questo è indispensabile farlo sempre.

In che modo?

  • Evitare cibi zuccherati e caramelle
  • Lavare i denti dopo aver mangiato alimenti o bevande dolci
  • Evitare di assumere con frequenza bevande acide (alcol, per esempio)
  • Lavare i denti 3 volte al giorno, dopo ogni pasto
  • Usare spazzolini con setole sintetiche di media durezza
  • Cambiare spazzolino ogni 1-2 mesi
  • Usare il filo interdentale per rimuovere residui nelle parti strette tra un dente e l’altro
  • Usare gli scovolini nelle fessure più ampie quando è necessario
  • Se necessario utilizzare colluttori che aiutino la detersione delle superfici dentali difficili da raggiungere. Non comprare prodotti scadenti che potrebbero contenere sostanze tossiche per la bocca.[3]

Perché è importante lavare i denti 3 volte al giorno?

Lavare i denti è una pratica quotidiana da eseguire 3 volte al giorno, ovvero dopo i pasti principali. Dopo mangiato infatti, è più facile che vi sia accumulo di placca dentale e residui.

Inoltre, è importantissimo lavare i denti prima di andare a dormire poiché durante il sonno la salivazione diminuisce e, con essa, anche la protezione dai batteri e dalla placca.

Come si usa il filo interdentale

Il filo interdentale viene spesso usato per rimuovere i residui di cibo e la placca che restano incastrati negli spazi interdentali.

L’uso è molto semplice: basta staccare un pezzo di filo e, reggendolo alle due estremità, inserirlo fra due denti. Facendolo scivolare  su e giù o avanti e indietro con dovuta attenzione e delicatezza,  gli eventuali residui vengono facilmente rimossi; Per ogni interstizio è preferibile il ricorso ad un pezzo di filo pulito. Il vostro dentista, in caso di necessità, sarà lieto di insegnarvi il più corretto modo d’uso di questo utile strumento.

Cos’è lo scovolino e come si utilizza?

Quando gli spazi interdentali sono abbastanza larghi, i residui vengono eliminati in maniera più rapida e pratica con l’aiuto dello scovolino.

Si tratta di un piccolo strumento dotato di un’impugnatura e di una struttura  in acciaio circondata da setole posizionate a 360° a formare un piccolo cono.

Per usarlo basta introdurre lo scovolino orizzontalmente negli spazi e fare dei movimenti ripetuti di avanti e indietro, pulendo così accuratamente le superfici tra i denti. Alcuni scovolini sono dotati di uno snodo che consente il posizionamento ad angolo retto della testina munita di setole, facilitando in tal modo il raggiungimento degli interstizi anche dei denti più posteriori.

Meglio lo spazzolino elettrico o quello manuale?

spazzolino elettrico

Sono in tanti a chiedersi se è meglio lo spazzolino elettrico o quello manuale per la corretta igiene orale quotidiana, ma esiste davvero una differenza tra i due tipi?

Lo spazzolino elettrico, dotato di diverse funzioni, non richiede molto sforzo da parte dell’utilizzatore poiché mantiene sempre costante il movimento e il tempo di spazzolatura.

Lo spazzolino manuale invece richiede maggiore pazienza, poiché chi lo usa deve essere in grado di pulire l’elemento in ogni parte senza trascurare nulla.

Lo spazzolino elettrico quindi è  preferito dai bambini- o dalle persone pigre.

Lo spazzolino manuale invece è sicuramente più comodo da portare con sé (in viaggio, al lavoro, ecc) ed è validissimo, come quello elettrico, purché usato nella maniera corretta.

Bisogna infatti imparare a spazzolare bene i denti, a prescindere dal tipo di spazzolino che si sceglie, ricordando che bisogna pulire ogni parte delle superfici libere del dente e non solo quella visibile all’esterno.

Anche in questo caso il vostro dentista di fiducia potrà spiegarvi come va usato al meglio il tipo di spazzolino che avrete scelto per voi.

Come scegliere il collutorio?

Il collutorio è molto utilizzato nell’igiene orale di tutti i giorni ma, data la grande varietà di prodotti che si trovano in commercio, non è sempre facile sceglierne uno.

Bisogna quindi individuare un collutorio specifico per le proprie esigenze, consultando il medico, il farmacista o leggendo attentamente il foglietto illustrativo.

Se a base di fluoro aiuta a prevenire la carie e il tartaro, all’acido ialuronico è idoneo per limitare infiammazioni e piccole lesioni delle gengive e delle mucose e così via.

L’uso del collutorio può essere importante, ma esso non deve venir considerato un sostituto degli altri strumenti dell’igiene orale.

 

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