Dieta ipocalorica, quando indicata e per chi

Valentina Guttadauro 1
Dr.ssa Valentina Guttadauro

Biologa Nutrizionista e Farmacista ospedaliera.

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Che cosa significa dieta

Dieta ipocalorica

Il termine dieta deriva dal greco “daita” che tradotto nella nostra lingua significa regime, stile, tenore di vita. In realtà, stravolto dalla nostra cultura, viene a perdere il significato di alimentazione corretta volta a soddisfare le esigenze fisiologiche dell’organismo, ma quello di restrizione calorica, rinuncia, privazione e sacrificio. Tutto ciò comporta l’insorgenza di carenze nutrizionali e generazione di condizioni di stress ossidativo nel nostro corpo.

La dietologia o dietetica studia i bisogni energetici dell’organismo e le modalità migliori per fornire all'uomo, attraverso l’alimentazione, una nutrizione adatta e adeguata. Si occupa di definire la quantità giornaliera di calorie che una persona deve introdurre con l’alimentazione, tenendo conto anche dell’attività fisica praticata, della distribuzione e combinazione dei cibi durante i pasti e del loro numero e ritmo nell'arco della giornata.[1]

La nostra dieta deve essere il più possibile diversificata per contenere tutti gli alimenti con caratteristiche nutritive diverse come la carne, il pesce, i vegetali, la frutta, le uova, ecc., in modo da apportare tutte le sostanze necessarie alla salute dell'organismo.

I macronutrienti sono rappresentati dalle proteine, carboidrati e grassi, mentre i micronutrienti sono le vitamine e i sali minerali. Inoltre attraverso il cibo vengono fornite anche altre sostanze importanti come, ad esempio, le fibre e gli antiossidanti, che hanno effetti benefici sulla nostra salute.[2]

Ma alle volte la dieta non è adeguata al nostro reale fabbisogno energetico, soprattutto quella ipocalorica, utilizzata essenzialmente a scopo dimagrante.[3]

Questi regimi nutrizionali andrebbero predisposti sempre e solo da professionisti qualificati come il dietologo o il biologo nutrizionista e utilizzati solo in caso di effettiva necessità. Quindi il fai da te è assolutamente sconsigliato per non incorrere in possibili effetti indesiderati.

La dieta ipocalorica o restrittiva

La dieta ipocalorica o restrittiva è un percorso terapeutico durante il quale vengono assunte meno calorie rispetto a quante se ne consumano. In generale si calcola una riduzione calorica che va da 500 a 1000 kcal in meno rispetto al fabbisogno energetico giornaliero. L'utilizzo "primario" di questa dieta è finalizzato al dimagrimento, ovvero alla riduzione della massa grassa e della circonferenza addominale in persone fortemente in sovrappeso.

Le malattie metaboliche

È ben noto quanto il sovrappeso e ancor di più l'obesità siano correlati all'insorgenza di malattie metaboliche come l’ipercolesterolemia, l’ipertrigliceridemia, l’iperglicemia o diabete mellito tipo II, l’ipertensione, oppure la così detta "sindrome metabolica" se presente più di un fattore di quelli sopra elencanti.

Le malattie del metabolismo determinano una serie di complicazioni e risvolti negativi sull'organismo, che peggiorando la qualità della vita, aumentano anche il rischio di morte o invalidità.

Si possono verificare infatti alterazioni del microcircolo, della vista, del sistema nervoso periferico, della funzionalità di alcuni organi soprattutto rene, fegato e cuore, infiammazione sistemica, aterosclerosi con possibile aumento del rischio cardiovascolare.

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Aspettative di vita

Ma se una dieta ipocalorica è veramente equilibrata, essa è in grado di ridurre il colesterolo LDL o cattivo, i trigliceridi, la glicemia, la pressione arteriosa e di migliorare altri indici ematici, anche prescindendo dal dimagrimento.[4]

Questo perché la dieta ipocalorica è una terapia alimentare che andrebbe applicata nei soggetti in sovrappeso, allo scopo di migliorare qualità e aspettativa di vita e di ridurre il rischio di eventi infausti attraverso la diminuzione della massa grassa viscerale e il ripristino dei parametri fisiologici ottimali.

Forza di volontà

Alla dieta ipocalorica va associata anche la terapia motoria e, solo in caso di necessità, quella farmacologica. Il fattore imprescindibile da tutto ciò e fondamentale per raggiungere risultati positivi e duraturi nel tempo è sicuramente rappresentato dalla forza di volontà. È la motivazione a dettare ritmi e i modi del percorso che il paziente dovrà affrontare e a renderlo aderente, tenace e concentrato sui cambiamenti del proprio stile di vita.

Risulta evidente che la dieta ipocalorica si deve sempre basare su salubrità, educazione alimentare ed equilibrio nutrizionale. Le diete ipocaloriche più generiche consentono di consumare tutti i cibi riducendo semplicemente le porzioni e dunque agendo sull’apporto calorico che viene ridotto più o meno drasticamente a seconda delle esigenze. Altre invece si possono basare sull’esclusione temporanea di alcuni alimenti, soprattutto in presenza di patologie.

La dieta restrittiva ipocalorica deve essere personalizzata e determinata sul fabbisogno calorico giornaliero del soggetto.

Importante sarà iniziare con una riduzione delle calorie per permettere una parziale modifica dello stile di vita indispensabile per rimuovere le cause che hanno determinato quella situazione.[5]

Un’eccessiva rigidità potrebbe rendere la restrizione calorica troppo difficile da seguire e favorire il cosiddetto “drop out”, ovvero l’abbandono di quel regime alimentare.

Le abitudini alimentari

Quando si consumano meno calorie di quelle a cui si è abituati, è probabile che all’inizio si avverta un forte senso di fame. Ecco perché è necessario mantenere un profilo nutrizionale bilanciato utilizzando cibi densi di nutrienti che siano soddisfacenti, pur adeguati al limite calorico giornaliero. Può essere d’aiuto mangiare lentamente e masticare bene il cibo, per assaporare il gusto di ogni boccone e favorire la digestione. Inoltre sarà fondamentale un adeguato apporto di liquidi per eliminare scorie e tossine e permettere agli organi emuntori un corretto funzionamento. Si possono aggiungere anche fette di limone o menta per dare un po’ di sapore, cosicché sia più facile bere.[6]

Importante sarà anche consumare ad ogni pasto cibi ricchi di fibre come i cereali integrali e le verdure, che servono ad aumentare la sazietà e a non farsi tentare dallo stimolo della fame.

Il fabbisogno energetico

Il fabbisogno energetico si ottiene sommando il fabbisogno dell'individuo a riposo o metabolismo basale a quello dell'individuo in attività. Per consumo metabolico a riposo si intende la spesa energetica necessaria per le funzioni vitali dell’organismo a riposo e a digiuno come la respirazione, il battito cardiaco, la circolazione sanguigna, la digestione, l’attività del sistema nervoso, ecc.

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Il fabbisogno energetico è individuale in quanto dipende dalla massa corporea e dall'attività fisica e permette di mantenere un peso equilibrato in condizioni fisiologiche.

Le calorie

Le calorie giornaliere rappresentano il nostro fabbisogno energetico. Ognuno di noi, infatti, necessita quotidianamente di una quantità di energia in base al tipo di organismo ed al tipo di attività che svolge, sia lavorativa che sportiva.

Le calorie sono una misura dell'energia presente negli alimenti e nelle bevande che consumiamo.[7]

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L’introito giornaliero di micronutrienti ed energia è stabilito tramite i LARN (Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia) per la popolazione italiana, in un documento nazionale revisionato periodicamente dalla SINU (Società Italiana di Nutrizione Umana).[8]

Sicuramente un requisito fondamentale di una dieta ipocalorica deve essere la praticità.

Per alcune persone una dieta ipocalorica non è consigliata come per esempio le donne incinte, che allattano o certi tipi di atleti.

Le controindicazioni e i possibili effetti indesiderati di una dieta ipocalorica non adeguata possono essere vari come lo stress psico fisico, le vertigini, gli sbalzi ormonali, l’effetto yo-yo (recupero del peso dopo averlo perso) o la perdita di massa muscolare.

Comune denominatore può essere la cattiva educazione alimentare che non facilita la modifica delle abitudini e la consapevolezza degli errori alimentari.

Educazione alimentare significa aiutare i pazienti a orientarsi verso buone pratiche e ad un nuovo modo di nutrirsi, che comporta cambiamento nella routine ed i relativi sacrifici iniziali, ma anche indicar loro gli strumenti per saper distinguere tra comportamento sbagliato e buone abitudini, rendendoli autonomi e indipendenti nelle scelte.

Ciò che si opta di mettere nel piatto non è solo il frutto di meccanismi biologici come la fame o il gusto, ma è un mix dove ha il suo peso anche il contesto familiare e culturale dell’individuo. Bisognerebbe arrivare a portare sulla nostra tavola pietanze dove si coniuga nutrimento e gusto perché la salute non è una taglia, ma uno stile di vita.

Inoltre, il vero ruolo del cibo nella vita è consentirci di avere l’energia e gli elementi necessari al fisiologico funzionamento del nostro metabolismo, non riempire i vuoti emozionali che la caratterizzano, né lenire le nostre sofferenze.[9]

 

[1] Ministero della Salute. Nutrire il pianeta, nutrirlo in salute. Equilibri nutrizionali di una sana alimentazione. Quaderni del Ministero della Salute. 2015, n. 25

[2] Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria (CREA). Linee guida per una sana alimentazione (Dossier scientifico - Edizione 2017)

[3] Gruppo di lavoro D.M. 01.09.2003. Elaborazione del tipo di dieta verso cui indirizzare il cittadino, consigliando le opportune variazioni

[4] American Academy of Family Physicians. Low-calorie diets. Updated June 2020 - https://familydoctor.org/low-calorie-diets/

[5] NYén C, Lundell LS, Massart J, Zierath JR, Näslund E. Short-term low-calorie diet remodels skeletal muscle lipid profile and metabolic gene expression in obese adults. Am J Physiol Endocrinol Metab. 2019;316(2: E178- 6 E185. doi:10.1152/ajpendo.00253.2018

[6] Harvard Medical School. Carbohydrates: Good or bad for you?. July 2015.

[7] Calcolo del metabolismo basale. Sito WebMD.com: https://www.webmd.com/diet/body-bmi-calculator

[8] Società Italiana di Nutrizione Umana (SINU). Livelli di assunzione di riferimento per la popolazione italiana (LARN), 2014

[9] Isabelle Huot, Catherine Senecal. Smetti di mangiare le tue emozioni. Rizzoli, 2018

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