Iodio, alleato per regolarizzare il metabolismo corporeo

simonetta marucci
Dr.ssa Simonetta Marucci

Medico Chirurgo. Specialista in Endocrinologia

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Cos’è

iodio

Lo iodio è un micronutriente essenziale per mantenere l’organismo in salute, anche se è presente nel corpo umano solo in piccole quantità.

Il suo ruolo principale è quello di regolare le funzioni della tiroide, che vanno dallo sviluppo del sistema nervoso centrale allo scheletro.[1]

Funzione della tiroide

La tiroide è una ghiandola endocrina situata nella parte anteriore del collo, che produce due ormoni: Tiroxina (o T4) e Triiodotironina (o T3).

Essi regolano importanti reazioni biochimiche dell’intero metabolismo energetico, la crescita, la temperatura corporea e moltissime altre funzioni dell’organismo, come lo sviluppo del cervello, in particolare durante la fase gestazionale e durante l’infanzia.[2]

Lo iodio svolge un ruolo indispensabile nel controllo dell’ormone tireostimolante (TSH), che regola la produzione di T3 (attivo) e T4 (riserva) , proteggendo così il corpo dall’ipotiroidismo (carenza dell’ormone tiroideo) e dall’ipertiroidismo (eccessiva produzione di ormone tiroideo).[3]

Proprietà

Lo iodio, grazie alle sue proprietà antisettiche, può essere applicato su ferite bagnate o per disinfettare la pelle prima di un intervento chirurgico (tintura di iodio).

Inoltre, alcuni studi suggeriscono che lo iodio potrebbe avere anche un effetto benefico sulla displasia mammaria e sulla malattia fibrocistica della mammella.[4]

Fabbisogno giornaliero di iodio

Per garantire un corretto funzionamento della tiroide e, di conseguenza, degli ormoni che produce, dovrebbero essere assunti in media circa 150 microgrammi di iodio al giorno.

Per le donne in gravidanza e durante la fase di allattamento, invece, il quantitativo ideale raggiunge i 220-290 microgrammi al giorno.[5]

In linea generale, comunque si ritiene che assumerne fino a 1 mg al giorno sia sicuro per la maggior parte delle persone, ma di più potrebbe essere pericoloso, perché a rischio di una possibile intossicazione acuta e/o cronica.[6]

Carenza di iodio

Assicurarsi di garantire un adeguato introito giornaliero di iodio è fondamentale, in quanto la sua carenza ha molteplici effetti negativi sulla salute.

In particolare, livelli bassi di iodio possono indurre ipotiroidismo, spesso accompagnato da gozzo (un ingrossamento della ghiandola tiroidea che si verifica perché quest’ultima tenta di intrappolare più iodio dalla circolazione per produrre i suoi ormoni) e neoplasie della tiroide.

Durante la gravidanza e la prima infanzia la carenza di iodio può causare alla madre ipertensione e al bambino effetti irreversibili, come gravi deficit dello sviluppo neurologico e aborto spontaneo.

Diversi studi affermano che una carenza lieve di iodio, nella donna incinta, può aumentare il rischio di disturbo da deficit di attenzione e iperattività del bambino.

Tuttavia, una carenza cronica di iodio provoca, durante la vita fetale, il quadro clinico denominato cretinismo: una condizione caratterizzata da disabilità intellettiva, sordomutismo, spasticità motoria, crescita lenta, ritardo dello sviluppo fisico e sessuale, apatia, letargia e altre molteplici anomalie.[7]

Persone più a rischio di carenza iodica

Gli individui che possono andare incontro a una maggiore carenza di iodio sono:

  • coloro che non usano sale iodato per insaporire il cibo: il sale iodato apporta quantitativi di iodio che possono sicuramente prevenirne la carenza;
  • coloro che mangiano poche sostanze che contengono iodio: ad esempio i vegani o le persone che mangiano pochi formaggi, pesce e uova;
  • coloro che vivono in luoghi dove il suolo è carente di iodio: tale micronutriente, presente appunto nelle rocce e nel suolo, attraverso reazioni chimiche viene trasportato nei mari e negli oceani, accumulandosi nei pesci nelle alghe e nelle spugne. Non a caso, le aree montuose, come ad esempio, le regioni dell'Himalaya, delle Alpi e delle Ande e le valli fluviali soggette a inondazioni sono tra i luoghi più carenti di iodio al mondo. Le persone che vivono in queste aree sono a rischio di carenza a meno che non consumino sale iodato o alimenti prodotti al di fuori della loro zona di residenza.[8]

Sovradosaggio di iodio

La carenza di iodio e gli effetti negativi che essa comporta non rappresentano l’unico aspetto causale delle disfunzioni tiroidee.

Anche il sovradosaggio è un fattore particolarmente delicato.

Un eccessivo apporto di iodio avviene, nella maggior parte dei casi, in quegli individui che ne hanno carenza e integrano dosi eccessive e non equilibrate, ottenendo quindi il risultato contrario.

Elevate quantità di iodio possono causare alcuni degli stessi effetti di quando se ne presenta una carenza, inclusi gozzo, elevati livelli di TSH e ipotiroidismo.

Questo perché l’eccesso di iodio (proprio come la carenza) inibisce la sintesi degli ormoni tiroidei (T3 e T4), aumentandone quindi la stimolazione attraverso la secrezione di maggiori quantità di TSH prodotto dall’ipofisi.

Inoltre, alcuni studi hanno anche dimostrato che l’assunzione eccessiva prolungata di iodio può causare cancro papillare della tiroide.[9]

Diagnosi

La diagnosi per verificare la presenza di una eventuale carenza o di un sovradosaggio di iodio si effettua con la ioduria, un parametro che stabilisce l’apporto di iodio nell’organismo.

Possono anche essere effettuate le analisi del sangue per valutare in maniera indiretta le condizioni dell’ormone tiroideo e del TSH:

se il valore è alto significa che la tiroide funziona poco; viceversa, se il livello è basso, è troppo attiva.

Ulteriore conferma può essere ottenuta con l’ecografia della ghiandola per constatarne le condizioni effettive (forma, dimensioni, presenza di anomalie).

Secondo soggettiva necessità il medico prescrive una modifica del regime dietetico o un trattamento che può includere integratori o medicinali a base di iodio.[10]

Di questi ultimi ne esistono anche a bassa dose (non convenzionali), in grado di agire sia su difetti che su eccessi di funzione, attraverso una fine regolazione della produzione ormonale fino ad un dolce riequilibrio della condizione tiroidea alterata. L’arte di ottenere questo risultato, non raramente dovuto ad aspetti emozionali che hanno turbato la vita del soggetto, è esercizio di clinici esperti ed accoglienti, il cui parere è necessario per una cura consapevole ed adeguata.

Fonti di iodio

Gli alimenti più ricchi di iodio sono le uova, le alghe e il pesce, in particolare merluzzo, sgombro, tonno, cozze, vongole e gamberi.

Altri cibi con discreto contenuto di iodio sono i latticini; tuttavia i quantitativi variano a seconda dell’allevamento degli animali.

Infatti, se gli animali hanno ricevuto integratori alimentari contenenti iodio e se sono stati utilizzati agenti igienizzanti a base di iodio per pulire le attrezzature della lavorazione del latte, allora il contenuto di tale micronutriente è sicuramente maggiore.

Anche frutta e verdura coltivate in terreni ricchi di iodio garantiscono un discreto apporto di iodio all’organismo.

Inoltre, lo iodio è presente anche nel latte materno umano e negli alimenti per lattanti.

Invece le bevande a base vegetale utilizzate come sostituti del latte, come le bevande a base di soia e mandorle, contengono quantità relativamente basse di iodio.

Allo stesso modo, anche il pane, la carne e la pasta non sono fonti ricche di iodio.[11]

Per queste ragioni, il miglior modo per garantire un giusto fabbisogno di iodio all’organismo, è utilizzare il sale iodato e seguire un’alimentazione sana, variata e perfettamente bilanciata.[12]

 

 

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