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Pidocchi e bambini, come si prendono e cosa fare
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Dr. Costantino Supino
Medico Chirurgo. Specialista in Pediatria. Esperto in Medicina Fisiologica di Regolazione.
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Come sono fatti i pidocchi
I pidocchi sono parassiti obbligati, in quanto la loro sopravvivenza dipende da un altro essere vivente. Si nutrono di sangue e trovano quindi il loro habitat naturale prevalentemente sul cuoio capelluto ma anche sul corpo e sul pube dell’uomo. I pidocchi del capo, più ricorrenti fra i bambini in età scolare, sono chiamati Pediculus capitis humanus, quelli del corpo e degli indumenti, meno frequenti, sono chiamati Pediculus corporis humanus e quelli del pube Phthirus pubis.
L’infestazione da pidocchi ha sempre accompagnato l’uomo dai tempi più remoti; il più antico uovo di pidocchio del capo è stato trovato su un capello di un sito archeologico di più di 10000 anni fa e per combatterlo si ricorreva ad una soluzione radicale: la rasatura completa.
I pidocchi sono difficilmente visibili ad occhio nudo in quanto sono lunghi 2 o 3 millimetri e grazie alle sei zampe uncinate posizionate nella parte anteriore del corpo, riescono ad ancorarsi in modo tenace ai capelli dove possono deporre fino a 300 uova durante il corso della vita. Hanno un corpo ovale allungato con il capo a punta.
Rispetto ad altri insetti i pidocchi non hanno ali, perciò si spostano da persona a persona attraverso il mutuo contatto tra le parti o gli indumenti infestati.
Pediculosi è il termine che si usa per indicare appunto tale infestazione che si manifesta con intenso prurito ed irritazione soprattutto alla base del capo e dietro le orecchie.
Come agiscono sul cuoio capelluto
Il contatto tra testa e testa è la via più comune di trasmissione di pidocchi da persona a persona, perciò i bambini in età scolare, che più di tutti sono soliti stare a mutuo contatto, sono i più colpiti. Meno frequente, ma comunque possibile, è la via di trasmissione attraverso lo scambio di indumenti o effetti personali.
In passato si pensava che i pidocchi privilegiassero le condizioni di igiene scarsa. Oggi si è visto che chiunque può essere infestato senza distinzione alcuna.
Una volta sopraggiunti sul cuoio capelluto si posizionano nella parte posteriore del capo, sulla nuca e dietro le orecchie dove trovano il terreno ideale per vivere e riprodursi. Qui infatti depongono le uova, chiamate lendini, di forma ovale e di colore chiaro che possono in un primo momento sembrare scaglie di forfora. Queste, nel momento in cui vengono deposte, sono saldamente ancorate ai capelli grazie ad una sostanza appiccicosa prodotta dal pidocchio. Per schiudersi impiegano circa una settimana.
Se i pidocchi rimangono isolati dal cuoio capelluto e quindi dalla fonte di cibo, hanno una sopravvivenza limitata a 48 ore. Per vivere si nutrono di sangue che ricavano pizzicando la cute ed iniettando una sostanza irritante che provoca nell’uomo un intenso prurito. Inoltre, i loro escrementi depositati sulla cute già irritata provocano ulteriore malessere e fastidio. Chi ne è affetto tende a grattarsi provocando ulteriori lesioni che infettandosi possono produrre complicanze, come l’impetigine.
Per confermare la presenza di lendini e cute irritata e quindi la presenza di questi sgradevoli parassiti a livello del cuoio capelluto è necessario fare una attenta ispezione tramite l’utilizzo di un pettine a denti fini e muniti di lente di ingrandimento. La presenza di piccole uova bianche simili a forfora che, a differenza di questa, non si staccano dal capello, ne saranno la prova evidente.
Formulazioni anti-pidocchi
In commercio vi sono numerosi prodotti quali shampoo o lozioni, studiati specificatamente per risolvere il problema della pediculosi. Alcuni agiscono sopprimendo i parassiti attraverso un’azione chimica, come veri e propri insetticidi. Altri, a base di oli minerali, svolgono un effetto soffocante sul pidocchio ma sono evidentemente considerati un po’ meno efficaci rispetto ai precedenti. Altri prodotti considerati più naturali per far fronte a questa problematica sono a base di oli essenziali (neem, tea tree, lavanda). Essi però agiscono prevalentemente creando un terreno poco favorevole all’insediamento dei parassiti, per tale ragione sono apprezzati ed utilizzati soprattutto in prevenzione.
L’olio di Neem, ad esempio, oltre a svolgere un’azione emolliente ed antinfiammatoria, che va a contrastare il prurito e le lesioni da grattamento, è in grado di creare un film sul capello che sfavorisce l’attecchimento del pidocchio e la deposizione delle uova.
Per quanto riguarda invece le diverse formulazioni, quelle sotto forma di shampoo sono ritenute poco efficaci, in quanto la schiuma contente il principio attivo rimane sul cuoio capelluto per un lasso di tempo breve e quindi non sempre sufficiente a svolgere appieno la sua funzione antiparassitaria. Anche gli spray non sono completamente apprezzati in quanto, sebbene sia ovvia la praticità di utilizzo, comportano il rischio di inalazione del contenuto e l’accidentale contatto con gli occhi che potrebbe creare irritazione. Le formulazioni in gel e in lozione sono solitamente le più gradite.
Naturalmente, una volta scelto il prodotto più opportuno, prima di iniziare un qualsiasi trattamento è bene verificare che altri componenti del nucleo famigliare non siano entrarti in contatto con i parassiti, altrimenti sarà doveroso estendere la cura anche a loro, possibilmente iniziandolo in contemporanea al fine di evitare infestazioni successive.
Simultaneamente all’applicazione dei prodotti specifici, anche abiti, lenzuola, asciugamani e federe andranno lavati a 60° con un normale detersivo da bucato. Non è necessario aggiungere antibatterici in quanto non svolgerebbero alcun effetto. Il lavaggio a vapore è un altro metodo utile per igienizzare ad esempio peluche o giocattoli con i quali vi è stato un possibile contatto. In alternativa sarà sufficiente riporre questi oggetti in un sacco di plastica sigillato per qualche giorno. In tal modo eventuali pidocchi lontani dalla fonte di cibo, non potranno sopravvivere.
Il trattamento che si decide di applicare, qualunque esso sia, va solitamente ripetuto dopo 7-10 giorni per scongiurare nuove infestazioni, in quanto alla prima applicazione eventuali lendini potrebbero essere rimaste ancorate al capello.
La prevenzione
Per quanto riguarda la prevenzione, si consiglia un attento controllo del cuoio capelluto attraverso il pettine a denti stretti al fine di intervenire prontamente in caso di comparsa di lendini o pidocchi. Inutile l’utilizzo di prodotti chimici laddove non vi siano uova o parassiti, in quanto tali formulazioni sono specificatamente studiate per la loro soppressione.
Per tenere alla larga i pidocchi invece si può ricorrere ai già citati oli essenziali, quali l’olio di Neem, di tea tree, di lavanda o di citronella, che possono rivelarsi efficaci in prevenzione.
Per sottrarsi al contagio sarebbe opportuno, laddove possibile, evitare il contatto diretto fra cute e cute e riporre gli indumenti (specialmente cappelli e sciarpe) in modo ordinato e lontano da quelli altrui. Inoltre, sarebbe utile non consentire lo scambio di peluche, fermagli per capelli o giocattoli di stoffa con soggetti che sono o sono stati da poco portatori.
Animali domestici
Spesso chi contrae i pidocchi e convive con un animale domestico si chiede se è possibile che il proprio cane o gatto possa infestarsi o, viceversa, se i pidocchi propri del cane o del gatto possano essere trasmessi all’uomo.
Ebbene no, ciò non è possibile in quanto i Pediculus humanus capitis sono, come evidenziato nel nome stesso, ospiti propri dell’uomo e non potrebbero sopravvivere nel cane. Lo stesso vale per quanto riguarda i pidocchi del cane o del gatto che non infestano l’uomo. In ogni caso, è considerato un evento raro riscontrare pidocchi negli animali domestici che vivono in contesti igienico sanitari ottimali.
Igiene personale
Erroneamente si ritiene che chi prende i pidocchi sia solito avere scarsa igiene personale. In realtà questi parassiti non scelgono l’ospite sulla base di questo fattore anzi, curiosamente, sembrerebbe che preferiscano i capelli puliti. Inoltre, non fanno distinzione di sesso o di età. Pertanto, sebbene si manifestino più frequentemente nei bambini, capita spesso che l’intero nucleo famigliare venga contagiato tramite il contatto con cuscini, indumenti, coperte, pettini.
Perciò è necessario che venga effettuato periodicamente un controllo scrupoloso del cuoio capelluto.
Pidocchi del pube
I pidocchi del pube sono conosciuti comunemente con il nome di “piattole” per la caratteristica forma schiacciata. Sono del genere Phthirus pubis, differente da quello che colonizza il cuoio capelluto. Essi trovano nella zona del pube un luogo adatto per la riproduzione. Analogamente ai pidocchi dei capelli, anche quelli del pube si nutrono di sangue e, ancorandosi con le zampe ai peli, ne depositano le uova alla base degli stessi, ricoprendole con una sostanza particolarmente collosa. Le uova depositate si schiuderanno dopo una decina di giorni.
Anche per questa tipologia di parassiti la trasmissione avviene unicamente per contatto diretto, attraverso i rapporti sessuali o gli indumenti contaminati, quali vestiti o biancheria da bagno. La loro infestazione può estendersi ad altre parti del corpo provviste di peli, quali ascelle, ciglia o sopracciglia e, meno frequentemente, a gambe e petto. Il prurito della zona colpita è il primo segnale d’allarme. I parassiti, nutrendosi di sangue, iniettano nella cute una particolare sostanza anestetizzante ed anticoagulante fortemente irritante che talvolta può provocare allergie o linfadenopatie.
Sarà il dermatologo, attraverso un esame approfondito con lente di ingrandimento o dermatoscopio, a stabilire la presenza di questa infestazione e a consigliare il trattamento più appropriato. Solitamente sostanze come piretrina o permetrina sono le più utilizzate. Anche per i pidocchi del pube, sarà necessario igienizzare la biancheria e ripetere il trattamento a distanza di 7 – 10 giorni.
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