FAQ SULL'OMEOPATIA

Si sentono tante affermazioni approssimative sul mondo dell'Omeopatia e delle Medicine Complementari.
Proviamo a sfatare qualche mito.

I critici affermano in modo ideologico che l’omeopatia è una “pseudoscienza” e che solo i “non scienziati” sono interessati al tema. Al contrario, gli scienziati di note Università, istituti di ricerca e ospedali di tutto il mondo stanno svolgendo ricerche in omeopatia servendosi delle stesse metodiche utilizzate per studiare i trattamenti medici convenzionali. Puoi visitare anche il sito dell’Homeopaty Research Institute per scoprire qual è il tasso di crescita del numero di articoli pubblicati in riviste scientifiche con revisione tra pari e l’opinione di alcuni scienziati sull’Omeopatia.

Gli studi su PubMed che dimostrano l’efficacia delle Medicine Tradizionali, Complementari e Non Convenzionali sono pubblicati in numero significativo, anche su riviste scientifiche a medio e alto impatto, tanto che anche la prestigiosa Cochrane Collaboration dedica un sito specifico a queste discipline.

The Lancet pubblicò nell’agosto 2005 un editoriale che fece molto scalpore, con forti ripercussioni a livello mediatico, dal titolo “La fine dell’Omeopatia”, nello stesso numero in cui Shang A. et Al. avevano comparato trial clinici omeopatici con trial di medicina convenzionale (Are the clinical effects of homeopathy placebo effects? Comparative study of placebo-controlled trials of homeopathy and allopathy. The Lancet, 2005; 366: 726-732). La review di Shang è stata molto criticata e non solo dagli omeopati, ma anche dagli epistemologi per i numerosi errori metodologici e per la disomogeneità di comparazione tra i risultati ottenuti con l’Omeopatia e con l’Allopatia. Nel novembre 2008 (European Committee for Homeopathy), George Lewith, Professore del Corso di Ricerche sulla Salute – Università di Southampton – UK, commenta: “la review non ha fornito indicazioni precise di quali trial siano stati analizzati. Questa non è prassi normale nella valutazione scientifica. Se si assume che l’Omeopatia sia efficace per alcune malattie, ma non per altre o se si cambia la definizione di “trial allargato”, le conclusioni cambiano. Ciò indica la “poca forza” delle conclusioni di Shang; non sono affidabili”. Due pubblicazioni [Lüdtke R., Rutten A.L.B. – Le conclusioni sull’efficacia dell’Omeopatia sono molto dipendenti dal set di trial analizzati (titolo tradotto). Journal of Clinical Epidemiology, 61 (2008) 1197-1204, e Rutten A.L.B., Stolper C.F. – La meta-analisi di Omeopatia effettuata nel 2005: studio sui dati pubblicati (titolo tradotto). Homeopathy, 2008. Doi: 10.1016/j.homp.2008.09.008], hanno evidenziano che:

Ci sono paesi più avanzati, da questo punto di vista, e paesi meno avanzati, ma è falso sostenere che i Governi siano “contrari” all’omeopatia: ad esempio, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha attivato fin dal 1972 il Dipartimento per le Medicine Tradizionali, ha emanato un primo piano strategico pluriennale 2002-2005 e nel 2013 il secondo “Traditional Medicine Strategy 2014-2023” e ha autorizzato l’attivazione di “Collaborating Centers for Traditional Medicine” in tutti i continenti; l’India dal 2014 ha istituito il Ministero per le Medicine Tradizionali; l’UNESCO ha inserito sia l’Ayurveda sia lo Yoga nella lista del patrimonio immateriale dell’Umanità; il Governo Federale della Svizzera, 6 anni dopo l’approvazione dell’articolo Costituzionale sulla Medicina complementare, comunica che la sua attuazione è in corso a vari livelli.

No, in Europa circa 100 milioni di persone fanno uso di Medicine Complementari, e in base ai dati EURISPES 2017, e in Italia dall’anno 2000 a oggi gli utilizzatori delle Medicine Complementari sono raddoppiati, passando da 6 a 12 milioni.

No, perché la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici (FNOMCeO) fin dal 2002 con le “Linee Guida su Medicine e Pratiche Non Convenzionali”, e poi di nuovo nel 2009, ha riconosciuto “per il loro rilievo sociale” le Medicine Complementari e Non Convenzionali, che costituiscono “atto medico” secondo l’Art. 15 del Codice di Deontologia Medica. Solo un medico regolarmente iscritto al relativo Albo professionale può quindi prescrivere farmaci omeopatici.

Il Parlamento Europeo (Risoluzione n. 75/97)   e il Consiglio d’Europa (Risoluzione n. 1206/99) hanno chiesto di “assicurare ai cittadini la più ampia libertà di scelta terapeutica e il più alto livello di informazione sull’innocuità, qualità ed efficacia di tali medicine, invitando gli Stati membri a regolarizzare lo status delle Medicine complementari in modo da garantirne a pieno titolo l’inserimento nei Servizi sanitari nazionali”. Inoltre, l’Unione Europea ha finanziato nell’ambito del Settimo Programma Quadro per la Ricerca e lo Sviluppo, il Consorzio “CAMbrella – a Pan-European Research Network for Complementary and Alternative Medicine (2010-2012)”, che ha riunito ricercatori di 12 paesi europei – tra cui l’Italia – per sviluppare una rete europea di centri di eccellenza nelle Medicine Complementari e facilitare la comprensione dei bisogni dei cittadini europei nei confronti di questi paradigmi di salute, e la NATO Science and Technological Organization ha costituito un gruppo di ricerca, il NATO Integrative Medicine Interventions for Military Personnel, che ha lavorato dal 2010 al 2014 e al quale ha partecipato l’Italia, con il compito di valutare l’adozione per il personale militare di varie tipologie d’intervento basate sulle Medicine complementari, in quanto i dati dimostrano che una percentuale superiore al 50% della popolazione militare utilizza questo paradigma di cura.

No, la fitoterapia si basa su estratti di piante con dosaggi medi ed alti (come per i farmaci allopatici) mentre l’omeopatia utilizza varie sostanze (non solo piante) in dosi infinitesimali e diluite secondo specifici procedimenti (appunto chiamate “dosi omeopatiche”).

No, esistono però dei rimedi omeopatici che proteggono dall’influenza aumentando le difese immunitarie, senza costringere a somministrare all’organismo agenti patogeni che talvolta possono causare complicanze. Ogni consiglio circa l’uso o meno di un vaccino influenzale e comunque demandato esclusivamente al medico di fiducia.

Certamente, e anzi i farmaci omeopatici sono particolarmente adatti per la cura dei bambini, addirittura dalla primissima infanzia. Questo tipo di farmaci rinforza la capacità di “autoguarigione” dell’organismo, mantenendone in naturale equilibrio: è certamente meglio iniziare questo processo di prevenzione da piccoli, piuttosto che da adulti.

I farmaci allopatici si concentrano sul “sintomo” e lo combattono, con un’evidente utilità ad esempio nella medicina d’urgenza, seppure a prezzo di potenziali effetti collaterali. L’Omeopatia invece agisce sull’intero organismo, “educandolo” a reagire esso stesso alla malattia, con evidenti vantaggi ad esempio in termini di prevenzione. Inoltre i farmaci omeopatici, se correttamente utilizzati, non presentano effetti collaterali.

No, è falso. Quelli omeopatici sono farmaci a tutti gli effetti, come previsto dalla Direttiva 2001/83/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, pubblicata il 6 novembre 2001, e attuata in Italia con forte ritardo, che stabilisce un codice comunitario relativo ai medicinali per uso umano.

No. È vero che in Italia esiste a livello ufficiale un diffuso “pregiudizio anti-scientifico” verso questi sistemi di salute, ma all’estero le cose paiono ben differenti: ad esempio, negli Stati Uniti – il cui Governo Federale ha istituito già nel 1992 il National Center for Complementary and Integrative Medicine – la crescita del numero di Scuole di Medicina che negli ultimi 10 anni offrono percorsi di studio sulle Medicine Complementari, è passato – secondo uno studio dell’University of Arizona Health Sciences – dal 68% al 95%.

Nel marzo 2015, i mass-media hanno pubblicato la notizia secondo la quale il National Health and Medical Research Council (NHMRC), Istituto australiano di ricerca medica, avrebbe pubblicato un nuovo studio sull’omeopatia, dichiarando, appunto, che non esisterebbe alcuna prova sulla sua efficacia, studio rafforzato da un articolo scientifico pubblicato sull’autorevole rivista medica British Medical Journal.

In realtà, anche in questo caso si tratta di una menzogna, o quanto meno di una presa di posizione infondata e discutibile: il rapporto Australiano in primo luogo e, soprattutto il commento sul BMJ, non sono studi o ricerche basati su prove scientifiche di efficacia, e non riportano alcuna novità significativa rispetto allo stato del sapere precedente alla loro pubblicazione.

Per essere più precisi, il paper Australiano non è uno studio scientifico sottoposto a peer review (la procedura mediante la quale tutti gli studi scientifici seri vengono sottoposti a revisione per accertarsi della correttezza dei risultati); il presunto articolo del BMJ, poi, non è un articolo della nota rivista medica, bensì è un banale post pubblicato su un blog gestito, sul sito del British Medical Journal, proprio dal Dott. Paul Glasziou, che del paper australiano è il principale autore. Fondamentalmente, sempre gli stessi soggetti, che si legittimano in modo totalmente autoreferenziale, procedendo con un metodo basato sul pregiudizio, atteggiamento che si scientifico ha ben poco.

Successivamente, il Consiglio Nazionale per la Salute e la Ricerca Medica (NHMRC) ha infatti dovuto ammettere, nell’ambito di un’indagine del Senato Australiano, “di non avere seguito le linee guida o gli standard scientifici riconosciuti” nella revisione delle prove di efficacia sull’omeopatia, che generò un report critico su questa medicina, e peraltro di aver applicato lo stesso approccio anche alle revisioni di altre terapie di origine naturale. L'NHMRC ha infatti sorprendentemente dichiarato che i criteri utilizzati per la selezione degli studi da comparare sono stati "modificati in itinere, e anche mesi dopo il completamento della ricerca generale della letteratura". 171 dei 176 studi inclusi nello studio sull’efficacia dell’omeopatia sono stati esclusi – a revisione già in corso – dalla verifica, e ignorati: 88 di questi, avevano riportato risultati statisticamente positivi, e molti di essi erano stati condotti con elevata qualità metodologica.

Anche in quest’occasione, come in molte altre, le critiche all’omeopatia sono state costruite ad arte sulla base di presupposti non genuini.

Si, perché si tratta di vere e proprie Società Medico-Scientifiche, come tutte le associazioni mediche, e quindi sono anche iscritte all’apposito Albo tenuto presso il Ministero della Salute.

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