Neuropsichiatria infantile, cos’è e quando serve

Dr. Costantino Supino
Dr. Costantino Supino

Medico Chirurgo. Specialista in Pediatria. Esperto in Medicina Fisiologica di Regolazione.

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Cos’è la neuropsichiatria infantile

neuropsichiatria infantile

La neuropsichiatria infantile è una branca della medicina che si occupa dei disturbi emozionali, cognitivi e comportamentali degli individui in fase di sviluppo, ovvero dei bambini e dei ragazzi in età fra 0 e 18 anni.

Oggetto di studio, prevenzione, cura e riabilitazione per la neuropsichiatria infantile sono:

  • affaticamento emotivo → mancanza di entusiasmo e di reazione a determinati stimoli
  • anomalie comportamentali → disturbi del comportamento alimentare o del sonno
  • disturbi psicologicistati d’ansia, depressione, mancanza di autostima, tendenza all’isolamento, disturbi psicotici
  • disturbi neurologici → ritardi nello sviluppo motorio, del linguaggio, della maturazione cognitiva e della capacità di apprendimento; ma anche disturbi neuro-muscolari, epilessia, cefalea persistente, paralisi cerebrale infantile, patologie rare e di difficile diagnosi.

Quando serve

Il consulto con un neuropsichiatra infantile è necessario quando i genitori e/o gli educatori si rendono conto che il bambino presenta anomalie comportamentali e ritardi nell’apprendimento, nel linguaggio e nello sviluppo psico-motorio.

Questo non vuol dire che qualsiasi reazione debba essere considerata un campanello d’allarme; è importante infatti rispettare i tempi di maturazione del bambino e osservare i suoi comportamenti.

Le anomalie sono date dall’intensità e dalla durata dei sintomi e da quanto essi condizionano negativamente lo svolgimento delle normali attività quotidiane.

In presenza di disturbi particolari, i sintomi appaiono abbastanza evidenti sin dal primo anno di vita del bambino e talvolta annunciano la presenza di disordini della personalità, disturbi e patologie correlate a cause neurologiche o psicologiche.

Più precisamente, quando serve l’intervento del neuropsichiatra infantile?

Quando il bambino o l’adolescente:

  • presenta atteggiamenti compulsivi, ripetitivi e non sempre collegati ad un bisogno effettivo (pianto prolungato, colpi di tosse replicati, desiderio incontrollabile di lavare spesso le mani e così via);
  • ha deficit di attenzione, accompagnato o meno da iperattività;
  • assume di continuo un atteggiamento scontroso con tutti;
  • ha paura del giudizio altrui, ha problemi di socializzazione, evita il contatto con gli altri (anche se coetanei) e si rifugia in se stesso;
  • diventa dipendente da un gioco, dal tablet ecc;
  • a due anni non riesce ancora a parlare;
  • non risponde agli stimoli che riceve;
  • ha difficoltà e ritardi nell’apprendimento;
  • presenta difficoltà di coordinazione visuo-motoria e disordini del movimento;
  • lamenta spesso mal di testa e ha disturbi del sonno;
  • manifesta importanti cambiamenti nel comportamento;
  • mostra stati di agitazione, ansia, paura e psicosi e fa richieste di rassicurazione tante volte durante il giorno;
  • ha disturbi alimentari (anoressia, bulimia, mancanza di appetito, ecc.).

Inoltre, bisogna rivolgersi al neuropsichiatra per trattare le seguenti patologie e disturbi:

  • disturbi dello spettro autistico;
  • epilessia;
  • malattie neurodegenerative e neurometaboliche;
  • malattie del sistema nervoso periferico causate da infezioni o da patologie autoimmuni;
  • malattie neuromuscolari;
  • malattie vascolari del sistema nervoso centrale;
  • danni cerebrali avvenuti nella prima infanzia, malattie metaboliche congenite, paralisi cerebrali, spina bifida, idrocefalo, disabilità mentale;
  • sindromi dolorose funzionali o malattie psicosomatiche con sintomatologia neurologica.[1]

Età scolare

Molti disturbi che rientrano nell’area d’interesse della neuropsichiatria infantile, come ad esempio i disturbi dell’apprendimento, si manifestano durante l’età scolare.

Sin dalla scuola materna, infatti, il bambino si trova a doversi approcciare con gli altri, ad eseguire i primi lavoretti, ad imparare nozioni importanti (colori, numeri, figure ecc.); mentre nella scuola primaria l’apprendimento richiede maggiore attenzione e compartecipazione.

Alcune problematiche emergono proprio sui banchi di scuola poiché la difficoltà di mantenere alta la concentrazione, comprendere gli argomenti, scrivere (disgrafia), fare calcoli (discalculia), leggere e distinguere parole e numeri (dislessia), trasformare il linguaggio parlato in quello scritto (disortografia) ed altre operazioni normali accentuano sintomi che prima di questo momento non destano preoccupazione.

Gli insegnanti, infatti, grazie alle competenze che hanno acquisito e che aggiornano nel corso della loro carriera professionale, danno un grosso contributo nell’individuazione di problematiche comportamentali e dell’apprendimento.

Molto spesso le loro segnalazioni ai genitori fanno sì che si possano intraprendere tempestivamente percorsi riabilitativi, che sono in grado di migliorare notevolmente o guarire del tutto alcuni disturbi.

Visita specialistica

Per avere una corretta diagnosi e ricevere indicazioni terapeutiche per un disturbo che rientra nell’ambito neuropsichiatrico, è necessario sottoporre il bambino ad una visita specialistica con un neuropsichiatra infantile.

Primo colloquio

La prima volta che ci si rivolge allo specialista, si effettua un colloquio conoscitivo, durante il quale il medico raccoglie quante più informazioni possibili che riguardano la storia individuale e familiare del paziente.

Non solo, durante la visita il neuropsichiatra infantile pone alcune domande ai genitori ascoltando le loro risposte e il loro punto di vista, che talvolta potrebbe essere distorto a causa del coinvolgimento emotivo.

Al contempo, egli osserva il comportamento del bambino per avere i primi riscontri concreti che possano condurre alla giusta diagnosi.

Nello specifico ai genitori viene chiesto quali sono le abitudini alimentari, se si riscontrano disturbi del sonno, atteggiamenti anomali, come si svolgono le tappe dell’evoluzione dello sviluppo psicomotorio, linguistico e relazionale.

Il bambino inoltre viene sottoposto a test psicologici adatti alla sua età, per comprendere quali sono le sue attitudini, le capacità reali e il livello di gravità di eventuali patologie presenti.

Test neuropsichiatria infantile 6 anni

Ovviamente non esiste un test specifico che si effettua all’età di 6 anni, ma a seconda dell’età del paziente il neuropsichiatra propone specifici test proiettivi e cognitivi, congrui alle sue capacità e allo stato di sviluppo attesi, che sono particolarmente utili per rilevare:

  • capacità relazionali
  • processi cognitivi
  • problematiche della personalità
  • situazioni psicodinamiche
  • rapporti interpersonali familiari ed extrafamiliari
  • eventuali traumi psicologici e paure
  • vissuti del passato.[2]

Disturbi neurologici

I disturbi neurologici possono essere di natura genetica o conseguenze di patologie sopraggiunte dopo la nascita.

Essi includono ritardi nello sviluppo motorio e del linguaggio, ritardi nella maturazione cognitiva, scarsa capacità di apprendimento, disturbi neuro-muscolari, epilessia, cefalea persistente, paralisi cerebrale infantile, ritardi mentali, patologie rare e di difficile diagnosi.

Sviluppo psicomotorio

Lo sviluppo psicomotorio del bambino è un processo graduale che avviene sin dal momento della nascita. Il neonato, infatti, riesce immediatamente a compiere movimenti con le gambe, con le manine e le dita, con i muscoli del viso e pian piano col resto del corpo.

Inizialmente i movimenti non sono ben coordinati, ma già dopo il terzo mese di vita, è possibile rilevare importanti progressi.

Vediamo alcuni dei sintomi che potenzialmente identificano un ritardo o una difficoltà nello sviluppo psicomotorio.

Fino a 3 mesi

  • Mancanza di risposta agli stimoli sonori e visivi
  • Mancanza di sorrisi direzionati (guardando l’interlocutore negli occhi)

Dai 4 ai 7 mesi

  • Testa cadente
  • Assenza di dimostrazioni di affetto
  • Presenza di ipertono o ipotono muscolare
  • Incapacità di portare oggetti alla bocca
  • Assenza di lallazione
  • Incapacità di stare seduto in maniera eretta

Dagli 8 ai 12 mesi

  • Incapacità di gattonare e di reggersi dritto sulle gambe se sostenuto
  • Incapacità di indicare oggetti e di pronunciare alcune parole

Il consulto tempestivo con il neuropsichiatra infantile è importantissimo per poter intervenire quanto prima con un percorso terapeutico che, quando possibile, conduce a un miglioramento o al totale superamento del problema.[3]

È comunque opportuno precisare che tutti i sintomi precedentemente descritti, così come le fasi di crescita ipotizzate, restano comunque indicative. Possono pertanto essere dei riferimenti approssimativi, ma non è detto che coincidano alla perfezione con le necessità individuali e il percorso di crescita naturale di ogni bambino.

Paralisi cerebrali infantili

Sono d’interesse della neuropsichiatria infantile anche le paralisi cerebrali infantili, ovvero quelle patologie persistenti che pregiudicano la postura e i movimenti.

Esse possono essere causate da fattori prenatali, perinatali e postnatali, i quali colpiscono il sistema nervoso centrale durante la fase del suo sviluppo.

Le paralisi cerebrali infantili si manifestano con convulsioni, problemi di pensiero e ragionamento.

Nonostante siano persistenti esse non progrediscono e possono essere trattate con percorsi riabilitativi che includono: logopedia, fisioterapia, chirurgia funzionale ortopedica e neurologica, uso di ortesi e ausili specifici, terapie farmacologiche prescritte dal medico specialista.[4]

Ritardi mentali

I ritardi mentali, più correttamente definiti disabilità intellettive, sono patologie permanenti dovute a un malfunzionamento del sistema nervoso centrale e al suo incompleto sviluppo.

Essi possono essere causati da fattori prenatali, perinatali e postnatali, da fattori genetici (come nel caso della sindrome di Down) o sconosciuti.

I ritardi mentali influiscono sulle normali attività quotidiane del bambino o dell’adolescente (e dell’adulto che sarà), sulle sue capacità di apprendimento e sul suo modo di approcciarsi alle persone e alle situazioni della vita.

Il loro trattamento prevede dei processi graduali che consentono di modificare le percezioni e le abilità.[5]

 

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